ANNA DORA DORNO E NICOLA PIANZOLA, “LOCKDOWN MEMORY”

Lockdown Memory è un esperimento di condivisione artistica a livello globale, una performance che nasce dal progetto “Beyond borders”, che ha lo scopo di superare i limiti imposti dall’isolamento e dalla chiusura delle frontiere per portare in scena processi di collaborazione artistica a livello mondiale. Lockdown memory è in scena a Pacta dei Teatri venerdì 8 e sabato 9 ottobre. Gli ideatori del progetto sono Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola. In scena un gruppo di performer e ballerini.

Quattro domande ad Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola

In che modo il lockdown ha cambiato le nostre vite?

Anna Dora Dorno: Sicuramente per quanto ci riguarda le ha cambiate notevolmente, perché noi siamo una compagnia che aveva e speriamo possa avere di nuovo una circuitazione molto vasta all’estero, non solo in Europa ma soprattutto anche in Paesi extracontinentali. Quindi diciamo che il nostro lavoro è cambiato notevolmente. E’ infatti diventato per noi impossibile viaggiare in Paesi lontani a causa delle restrizioni dovute alla pandemia e di conseguenza ci siamo in qualche modo reinventati.

Per noi era fondamentale un rapporto con tutto il mondo, con tutti gli artisti e gli attori coi quali avevamo collaborato nel tempo. Di conseguenza abbiamo deciso di utilizzare i nuovi media e soprattutto i nuovi sistemi di e-conferencing per dialogare con questi artisti da diverse parti del mondo. Era una cosa che prima non avevamo fatto nonostante questi mezzi esistessero già. Però, chiaramente, essendo nell’ambito delle arti performative, abbiamo sempre lavorato dal vivo, anche con gli attori di diversi Paesi: India, Iran, eccetera. Per noi quindi c’è stato un cambiamento fondamentale soprattutto da questo punto di vista, cioè per quanto riguarda l’utilizzo di una serie di tecnologie che abbiamo dovuto applicare nel nostro lavoro. C’è stata anche un’inversione di tendenza, quindi il fatto di produrre delle performance in video ad hoc create per il web, quindi rivolgersi anche ad un pubblico differente.

In che modo volete incentivare il dialogo tra la cultura italiana e quella dei paesi stranieri coinvolti?

Anna Dora Dorno: Per quanto ci riguarda il dialogo è soprattutto in ambito interculturale. Quindi quello che ci interessa di più è trovare questo scambio tra culture come sempre abbiamo fatto. Cerchiamo di fare la stessa cosa ugualmente anche in questo momento e soprattutto di raggiungere un pubblico che sia globale.

Quali sono le azioni fisiche attraverso le quali vengono ricordati i momenti del lockdown?

Nicola Pianzola: Mentre Anna Dora in scena tiene le fila della drammaturgia, quindi del racconto per frammenti dei differenti momenti che abbiamo vissuto, io provo più a tradurre in azioni fisiche, quindi a incorporare quello che abbiamo vissuto e quello che hanno vissuto in qualche modo i partecipanti al progetto, gli attori con i quali dialoghiamo. Per cui ci sono delle azioni fisiche che ricordano le nostre esperienze vissute in Cile.

Poco prima di trovarci nel lockdown in Italia, abbiamo vissuto in prima persona la rivolta sociale in Cile. Infatti eravamo in tournée lì e siamo finiti proprio in mezzo alla rivolta. Quindi sono azioni che evocano delle immagini che noi abbiamo visto e incorporato, ma anche alcuni momenti e alcuni passi di danza indiana attraverso i quali abbiamo dialogato con gli artisti in India. Evochiamo alcune cose che sono successe durante il lockdown come l’esodo di massa dalle grandi megalopoli indiane.

Il lockdown ha anche cambiato il modo di fare teatro?

Anna Dora Dorno: Per quanto ci riguarda sicuramente sì, proprio perché ci siamo interrogati sul pubblico in particolar modo. Sul pubblico e sulla possibilità di mantenere una produzione internazionale nonostante le frontiere fossero chiuse. Quindi questi due fattori hanno sicuramente modificato il nostro lavoro. Non eravamo abituati a rivolgerci al pubblico del web, per esempio. Quindi abbiamo cambiato il formato delle nostre produzioni. Le abbiamo trasportate in video ma abbiamo anche generato delle clip molto più brevi di quelle a cui eravamo abituati, appunto per raggiungere questa nuova audience.

Nicola Pianzola: Possiamo anche dire che si è creata una quinta parete. Infatti nello spettacolo Lockdown memory il fondale è sempre proiettato con video e testimonianze degli attori che sono collegati con noi. Quindi siamo magari tornati di fronte a un pubblico ma dietro di noi c’è tutto un mondo, c’è una finestra virtuale aperta su tutto ciò che accade nel mondo.

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  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto in evidenza del sito di Pacta dei Teatri
  • Si ringrazia Giulia Colombo per la collaborazione