L’Eneide – Una trilogia è uno spettacolo di narrazione e di divulgazione popolare composto da tre serate che rispettano la divisione in tre tempi dei 12 libri dell’opera di Virgilio. Il primo appuntamento della trilogia è La Fuga e si basa sui libri I-IV dell’Eneide. Enea, approdato sulle coste del nord Africa con i compagni, viene accolto dalla regina Didone alla quale racconta la caduta di Troia, la fuga da un paese distrutto e le traversie subite in seguito: le Arpie, i Ciclopi e la morte del padre.
Lo spettacolo è in scena venerdì 18 gennaio al Teatro Linguaggicreativi di Milano ed è scritto, diretto e interpretato da Michele Bottini.
Parla Michele Bottini
“Come nasce il desiderio di portare in scena L’Eneide?”
“E’ un desiderio che risale a molto tempo fa, perché dopo gli studi classici, la mia esperienza di attore mi ha portato a lavorare sull’Eneide. Ho riscoperto un tesoro nascosto e come dico nella presentazione, un tesoro semisepolto. Tutti abbiamo l’idea di riconoscere l’Eneide grazie all’ispirazione di Dante, ma ogni volta che la rileggo rappresenta per me una riscoperta assoluta. E’ una storia molto presente, perché è quella di un popolo costretto a migrare a causa della guerra. Niente è più attuale di questo. Poi è gonfia di umanità, di passioni e di appartenenza. Oggi come oggi mi è venuta una voglia incredibile di raccontarla, perché la caduta di Troia non è narrata da Omero, ma da Virgilio. L’Eneide parla di oggi e di noi, e racconta di come l’Italia nasca in fondo da una migrazione. Tutti nella storia del mondo nasciamo dalle migrazioni, quindi è inutile che oggi facciamo tanto i proprietari di una terra che in realtà è di tutti. Questa è l’urgenza.”
“Il destino di Enea è quello di essere sempre e perennemente in fuga?”
“No, è una scelta. La giustificazione è quella del destino e che nel testo virgiliano è dettata dal fato e dal volere degli Dei, ma quando lui lascia Didone dopo averla sedotta e posseduta, adduce delle scuse a cui neanche lei crede. E’ per questo che mi piace l’Eneide: perché è piena di scelte umane. Tutto è raccontato attraverso il fatto che gli Dei comandano e che Enea viene spinto da forze superiori a lui, ma in realtà è una scelta totalmente umana, come anche quella di cercare il luogo giusto.”
“Da che cosa scappa Enea in realtà?”
“Da un passato tragico e da una mancanza di futuro. Già qui ho raccontato l’Italia dell’ultimo secolo. Scappa da se stesso perché è un uomo e ha molta paura, perché è condannato a essere un capo. Fugge dalle nostre paure: dalla paura del diverso, dell’altro e del passato. Tant’è che nella terza parte, quella della guerra, quando i Troiani arrivano finalmente in Italia, a un certo punto Enea cambia completamente: negli ultimi quattro libri dell’Eneide smette di essere il pio Enea e l’uomo comprensivo.”
“Quanto lo ama la sua gente che decide di seguirlo nel viaggio?”
“Chi lo sa! Lo seguono e si fidano. Questa è un’altra storia del presente, nel senso che nel momento in cui non si sa bene dove sbattere la testa, seguiamo un po’ alla cieca il primo che ci dà un’idea o un senso della possibilità. La sua gente lo segue perché non ha alternative né ulteriori speranze, esattamente come tanta gente sale su un barcone o su un gommone che dovrebbero andare allo sfascio. Molti lo fanno anche con delle alternative, ma tanti ci salgono perché gli è stato detto e perché l’essere umano è un po’ pecora. Il suo popolo segue Enea proprio come fa un gregge.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Simona Calamita per la gentile collaborazione