“L’ESORCISTA”: DEMONIO, HORROR E CONFLITTO SPIRITUALE

Era il 1973 quando uscì uno dei film horror più famosi e controversi della storia cinematografica: L’esorcista, che vedeva protagonista Regan, una ragazza di 12 anni posseduta dal demonio e capace di compiere le imprese più scellerate contro la madre e un prete che cercava di far uscire il demone dal suo corpo. Il film rese famosa Linda Blair in tutto il mondo.

In prima nazionale L’esorcista arriva al Teatro Nuovo di Milano dal 18 ottobre al 10 novembre. In questa versione teatrale, il prete non avrà solo l’arduo compito di liberare la ragazza del demonio, ma dovrà anche affrontare timori laceranti riguardo al proprio rapporto con la religione. Un conflitto interiore che lo porterà a intraprendere un’impresa molto più importante del salvataggio dell’anima di una ragazza.

Scritto da John Pielmeier e diretto da Alberto Ferrari, con le musiche di Ben Spencer Stuart Snyder, L’esorcista vede protagonisti Gianni Garko (Padre Merrin), Claudia Campolongo (Regan Mac Nail) e Viola Graziosi nel ruolo di Chris, la madre di Regan. Andrea Carli è Padre Karras e Jerry Mastrodomenico interpreta Burke Dennings. Nel cast anche Massimiliano Lotti, Michele Radice e Simone De Rose.

L’intervista video a Viola Graziosi (Chris) e Claudia Campolongo (Regan)

4 domande a Claudia Campolongo e Viola Graziosi

“Sono due ruoli molto difficili. Che indicazioni vi ha dato il regista Alberto Ferrari per calarvi al meglio nella parte?”

Claudia Campolongo: “E’ un ruolo difficile, ma sicuramente molto stimolante. Non è una parte, ma sono due. Interpretare la bambina è qualcosa che mi fa fare una ricerca interiore molto interessante. Ne abbiamo discusso con il regista Alberto Ferrari e lui mi ha detto di non cercare di riprodurre una bambina e di interpretare cosa fa una bambina. Mi ha suggerito di ritrovare il mio sentirmi bambina e le stesse sensazioni di paura e di abbandono. Mi ha consigliato di sentirle e di cercarle dentro di me. A livello attoriale e umano questa è una ricerca molto bella. Poi c’è un passaggio dove la bambina c’è sempre, ma c’è qualcuno che entra dentro di lei. Quindi c’è un secondo personaggio, che è quello del demone. Per quanto mi riguarda, c’è una mescolanza tra la paura che io ho di lui e la cattiveria. E’ come se il demone fosse più cose. Quando devo tirare fuori questa parte oscura, vengono fuori varie sensazioni. C’è anche un gioco di voce molto importante e interessante, fatto sia da me che da effetti applicati, che sicuramente mi aiutano come attrice. Sento una voce che proviene da me e che non è la mia: in un attimo mi trasformo in qualcun altro.”

Viola Graziosi: “Chris è un’attrice, una diva, una donna in carriera, libera, che sta divorziando. Negli anni 70 questo aveva un valore più grande di quello che può avere oggi. E’ una madre amorevole, ma ha anche la sua carriera da portare avanti. Inoltre si sta emancipando da una relazione probabilmente non soddisfacente. Questo crea rivendicazioni e malesseri nella figlia. Lei cerca di affrontare tutto con grande forza fino a incrinarsi, perché non ci si può non incrinare davanti a un figlio che soffre. Ha un passato segreto fatto di ferite che riemergono, però la cosa più bella di questo personaggio è che lei fa un’esperienza grandissima d’amore. E’ una donna che parte rivendicando la propria laicità. Si dice atea, ma in realtà attraverso l’amore per la figlia, lei non crolla. Se vogliamo dire che il diavolo si insinua nel dubbio, l’amore per sua figlia non riesce a incrinarlo. Quindi è un esperienza di amore e di fede bellissima. Vince anche la forza più oscura, quindi per me è anche una scuola, perché attraverso i personaggi si fanno delle grandissime esperienze personali. Sono occasioni di conoscenza e di crescita.”

“E’ uno spettacolo che può mettere tutti in relazione con le proprie paure più profonde?”

Claudia Campolongo: “Assolutamente sì. Regan soffre molto. A volte non si capisce se soffre per il demone e per il suo contatto con lui o se soffre di più per la vita che sta facendo, per la sensazione di mancanza d’amore da parte della madre e del padre che non la considera neanche. A volte io come Regan soffro di più come bambina per la vita che sto vivendo che per l’arrivo del demone. E’ incredibile, però questo ci fa capire quanto la vita sia dura e pesante quanto un demone. Noi possiamo rivivere queste paure attraverso Regan, Chris e tutti i personaggi dello spettacolo. E’ un testo che parla di tutti i conflitti interiori e dei demoni presenti in tutti i personaggi. “

Viola Graziosi: “Forse ciascuno di noi per nascere o rinascere attraversa in qualche modo delle sofferenze. Non perché la vita sia cattiva, ma perché ci porta queste prove per liberarci. Padre Karras, per esempio, vive il conflitto della madre anziana morta che non ha potuto accudire fino all’ultimo respiro. Lo spettacolo parla di dolori e ferite ancestrali che fanno parte della vita stessa. Sono cose con cui ognuno prima o poi si deve rapportare.”

“Parliamo degli effetti speciali e delle musiche che danno sicuramente un valore aggiunto all’atmosfera horror dello spettacolo.”

Claudia Campolongo: “Io sono contentissima del lavoro che sta facendo Alberto Ferrari sulla parte sonora, perché la sta trattando come un nono attore, nel senso che le scene sono montate con le battute e con i suoni. Quindi coloro che mandano i suoni, Simone Della Scala e Stefano Damiano, sono attori, perché devono ritrovare insieme a noi i ritmi di questa sinfonia. Ci sono suoni, rumori e pad che non si sentono ma che devono riprodurre l’angoscia. L’effetto sonoro e la musica sono importanti come in un film.”

Viola Graziosi: “E’ bellissimo che provino con noi tutti i giorni nello stesso momento. E’ come un’orchestra. Questa cosa è rara, perché generalmente la parte tecnica arriva gli ultimi giorni e quindi non ci si conosce bene. “

“E’ inevitabile farvi una domanda riguardo al film: le performance di Linda Blair ed Ellen Burstyn sono state per voi fonte d’ispirazione o avete preferito non farvi condizionare?”

Claudia Campolongo: “Ho preferito non farmi condizionare. Chiaramente ho visto il film e anche inconsapevolmente ho imparato delle cose che ho fatto mie. Però ho cercato di scavare dentro di me, nella bambina che c’è in me, perché i bambini rimangono dentro di noi finché non moriamo. Il teatro ha un altro linguaggio rispetto al cinema, quindi attenersi troppo al film come riferimenti per noi sarebbe stato un errore, perché quello che è importante nel film non lo è in teatro e viceversa. Credo che la paura si possa trovare molto di più a teatro, anche se uno può essere portato a pensare che il cinema è grande. Il teatro ce la fa vivere fisicamente, senza il filtro dello schermo.

Parlando di cose personali, io ho sofferto molto di attacchi di panico. E questa cosa, che ha segnato la mia vita dai 13 anni in poi, mi ha portato tanto dolore e tanta paura, e mi ci sto aggrappando molto per interpretare questo spettacolo.”

Viola Graziosi: “Io ho visto il film per la prima volta due settimane prima di iniziare le prove. Ha un linguaggio veramente diverso, è un’attrice diversa da me. L’ho visto perché volevo vederlo, l’ho amato in quanto film, e poi sono partita senza preordinare nulla e senza tentare di rifare qualcosa che non possiamo rifare. Il regista è fantastico, per cui mi fido ciecamente di lui. Ho trovato dei partner fantastici. Anch’io ho un aspetto un po’ personale che mi lega a un’esperienza del genere: è un qualcosa che va al di là della normalità. C’è stato uno shock nella mia vita che ho vissuto da spettatrice senza essere coinvolta. Non entro nel dettaglio ma sono cose che aiutano. Credo che determinati ruoli arrivino quando si è pronti e quando si è in grado di comprenderli fino in fondo.

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Laura Vitali per il supporto professionale