Séverine è una donna di successo cui non manca niente. Direttrice di un’importante casa editrice parigina, può vantare una posizione sociale ed economica invidiabile. Le cose non potrebbero andare meglio di così, fino al giorno in cui ricompare il suo ex marito Jean-Pierre, uomo d’affari senza scrupoli, che vent’anni prima l’aveva abbandonata per una modella.
Superato lo stupore, Séverine si impietosisce e lo assume sotto falso nome per evitare situazioni imbarazzanti con l’azienda. Il trattamento che gli riserva è però feroce: la donna infatti lo sottopone alle peggiori angherie e umiliazioni. Ma Jean-Pierre è tutt’altro che rassegnato e pronto a subire, e per difendersi non perderà occasione per metterla in difficoltà. Il risultato sarà una guerra senza esclusione di colpi.
L’ex marito in busta paga di Eric Assous è in scena al Teatro Martinitt dal 17 ottobre al 3 novembre. Lo spettacolo è diretto da Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese, che ne sono anche protagonisti con Guenda Goria, Anna Zago e Daniele Berardi.
Parla Guenda Goria
“Siamo di fronte a una commedia perfetta, studiata fino all’ultimo incastro, dove se si toglie anche il più piccolo tassello crolla tutto l’impianto, giusto?”
“Come tutte le commedie di Assous è sicuramente una commedia molto divertente, ma anche con degli spunti di riflessione. E’ un testo delicato, familiare e naturalmente c’è un intreccio narrativo. La cosa più divertente dello spettacolo è però il modo in cui si svolge quest’intreccio narrativo. L’anno scorso eravamo in scena con Cognate, sempre di Eric Assous. Amo molto quest’autore francese perché è comico, ma la sua comicità ha sempre un fondo di amarezza e qualche spunto di riflessione.”
“L’umorismo tipicamente francese di Eric Assous è più sottile di quello della commedia all’italiana?”
“Direi di sì. Infatti, quando si mettono in scena delle commedie francesi, bisogna sempre fare una riflessione, nel senso che ciò che fa ridere i francesi non è detto che faccia ridere anche gli italiani. Ecco perché nella commedia che rappresentiamo ci sono dei personaggi fortemente caratterizzati e questo la avvicina secondo me a un gusto più italiano. Noi abbiamo un altro temperamento rispetto ai francesi e un’altra comicità. Credo che i francesi ridano più sotto i baffi, secondo me noi abbiamo una risata che è più di pancia. Però a me piace molto lo humour della commedia francese.”
“E’ una commedia che nasconde anche un po’ di amarezza?”
“Sicuramente c’è la riflessione sul mondo del lavoro, che è trattata con grande comicità, ma è importante nei tempi in cui viviamo. C’è un grosso problema nel mondo del lavoro. Secondo me non si parla abbastanza di quanto sia complicato – soprattutto per chi ha un’età non giovanissima come quella dei cinquantenni di oggi – il fatto di trovarsi con un mondo del lavoro cambiato. Quindi si ritrovano a dover cambiare anche i lavoratori, perché molte aziende falliscono e molti mondi stanno morendo, anche perché c’è il web e oggi non si fanno più tanti mestieri che si facevano prima. Il mondo cambia con grande facilità. Ci sono tanti uomini, un po’ avanti con l’età ma che magari potrebbero dare ancora tanto al mondo del lavoro, che si ritrovano disoccupati, com’è il caso del protagonista della nostra commedia, che si ritrova in bolletta e quindi chiede all’ex moglie di dargli un impiego perché non sa dove andare a sbattere la testa. Questo è un tema secondo me fortemente attuale e importante, perché è come il tema del precariato giovanile. E’ un tema forte, che io vivo, perché quella dei trentenni è una generazione che ha grandissime difficoltà, dato che la vita è molto cara e il mercato del lavoro offre molto poco ai ragazzi. Oltre a questo c’è anche il dramma ancora più forte, che è quello di chi ha 50-60 anni, e si ritrova a dover competere in un mercato completamente cambiato con delle logiche del lavoro che nel nostro Paese sono spesso un po’ da Far West. Quindi ci sono tanti mariti che magari hanno anche dei figli e delle spese alte da sostenere e non ce la fanno. E’ un grosso dramma anche psicologico, perché reinventarsi a 30 anni è un conto, farlo quando si è in una fase di vita in cui si dovrebbero avere delle certezze e invece si ha una forte instabilità è ancora più problematico. Vedo che spesso ancora molti uomini vivono delle grandissime difficoltà, ancora più delle donne, perché secondo me le donne sanno arrangiarsi meglio. Ci troviamo in una commedia che parla dell’attualità in maniera importante.”
“Mutatis mutandis è una situazione che può ricordare un po’ quella del Diavolo veste Prada o della Guerra dei Roses?”
“Sì, c’è una vendetta sottile. C’è un dare una mano, perché la moglie decide di assumere l’ex marito, però si vendica nelle maniere peggiori schiavizzandolo e facendolo lavorare 24 ore su 24 e facendogli fare i lavori più umili. C’è soprattutto la guerra tra il maschile e il femminile, dove la donna si vendica perché abituata a fare tanti lavori che l’uomo ancora non fa. E’ una dinamica classica ma eterna, un po’ alla Guerra dei Roses, appunto.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Federica Zanini per il supporto professionale