Era un’Italia povera ma vitale quella del secondo dopoguerra. Mario Monicelli riuscì a dipingerla in modo straordinario nel film I soliti ignoti, che raccontava le imprese di due ladri maldestri, scalcinati ma allo stesso tempo esilaranti.
Oggi la prima versione teatrale di quella commedia è sul palcoscenico del Teatro Manzoni fino al 20 febbraio con la regia di Vinicio Marchioni. Nei ruoli che furono di Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni troviamo Giuseppe Zeno e Fabio Troiano. Completano il cast Paolo Giovannucci, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso (che ha anche firmato l’adattamento teatrale con Pier Paolo Piciarelli), Ivano Schiavi e Marilena Anniballi.
La parola a Fabio Troiano e Giuseppe Zeno
Quanto è rimasto fedele l’adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli alla bellissima sceneggiatura originale di Monicelli, Suso Cecchi D’Amico e Age Scarpelli?
Fabio Troiano: E’ fedelissimo! Ovviamente il film ha mille location che in teatro per ovvie ragioni di spazio non ci sono. Alcuni personaggi sono stati accorpati, però tutto quello che c’era nel film si ritrova sul palco.
Giuseppe Zeno: Ciò che le suggestioni, le location o le azioni di una macchina da presa riescono a raccontare in una determinata dinamicità, in teatro vengono necessariamente fatte raccontare dal personaggio. Sotto questo aspetto c’è un adattamento teatrale molto ben curato dagli autori. La storia però è la stessa, dall’inizio alla fine, e soprattutto i personaggi mantengono tutte le loro caratterizzazioni.
Che direttive vi ha dato il regista Vinicio Marchioni?
Giuseppe Zeno: Mi viene da sorridere, perché Vinicio ci ha chiesto di non imitare assolutamente i personaggi del film, anche se erano dei grandissimi attori. E’ stato però determinato nel riunire un gruppo di amici che si divertissero in prima persona e nel creare un clima familiare, che ritengo determinante in uno spettacolo come questo. Se non c’è affiatamento nella compagnia, difficilmente si riescono a ottenere la spensieratezza, la leggerezza e la motivazione giusta per andare sul palcoscenico. Vinicio Marchioni mi ha dato anche qualche suggerimento sulla balbuzie, ma quello si vedrà in scena.
Fabio Troiano: La messinscena ci ha dato sicuramente una griglia recitativa dentro la quale muoverci, perché era impensabile poter fare i ruoli di Gassman e Mastroianni senza uno schema.
Giuseppe Zeno: Siamo di fronte a un tale metronomo della comicità che la sceneggiatura – seppur adattata al teatro – ci aiuta decisamente nel lavoro. Per non parlare della comicità, perché basta rispettare i tempi, che di sera in sera, diventano sempre più serrati in virtù del fatto che ci conosciamo meglio.
Questi due ladri ispirano allo stesso tempo simpatia, nostalgia, tenerezza e commozione. Potrebbero esistere anche nell’Italia di oggi?
Giuseppe Zeno: Credo di no perché oggi viviamo in un’altra epoca in cui la criminalità ha assunto una valenza decisamente più prepotente. I ladri de I soliti ignoti rubavano quasi per mangiare. Non a caso l’ultima metafora del film è proprio quella del piatto di pasta e ceci. La vera ricchezza all’epoca era quella di poter mangiare tutti i giorni o di potersi permettere un pasto quotidiano. Oggi chi ruba e delinque lo fa per un senso di potere.
Fabio Troiano: Io penso che a quell’epoca la disperazione creasse aggregazione. Loro sono una banda perché sono dei disperati che cercano di sbarcare il lunario tutti insieme e si fanno forza. Oggi viviamo invece in un mondo in cui la disperazione è solitudine.
Prima di mettervi a lavorare allo spettacolo, avete voluto vedere il film di Monicelli o avete preferito non farvi condizionare dalle interpretazioni di Gassman e Mastroianni?
Giuseppe Zeno: Come si fa a non lasciarsi condizionare? E’ impossibile! E’ chiaro che non cerchiamo né la caratterizzazione del personaggio né l’imitazione di Gassman o di Mastroianni, perché sono inarrivabili. Abbiamo però visto il film per puro spirito di goliardia e ricordo che prima dell’esordio abbiamo fatto tutti insieme un bel piatto di pasta e ceci nel teatro in cui abbiamo debuttato!
Fabio Troiano: Sarebbe irriverente tentare di imitare anche solo in minima parte Gassman o Mastroianni, sia nei confronti di quello che hanno rappresentato entrambi sia verso il pubblico. Gli spettatori sanno perfettamente chi sono, quindi il risultato sarebbe stato macchiettistico.
Giuseppe Zeno: Quello che sicuramente possiamo fare in un’operazione del genere è non tradire la memoria storica del film!
- Intervista e riprese video di Andrea Simone
- Foto di scena in evidenza del Teatro Manzoni
- Si ringrazia Manola Sansalone per la collaborazione
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