MATTIA FABRIS, “(S)LEGATI”

(S)legati è la storia di un sogno ambizioso, quello di scalare per primi il peruviano Siula Grande, ma è anche la storia di un’amicizia e della corda che lega due giovani alpinisti, quella corda che mette la vita nelle mani l’uno dell’altro. (S)legati è in scena al Teatro Manzoni di Milano il 18 ottobre. Ne sono protagonisti Jacopo Maria Bicocchi e Mattia Fabris, che hanno scritto anche il testo.

Un estratto dello spettacolo (immagini del canale Youtube “ATIR Teatro Ringhiera”)

Parla Mattia Fabris

E’ la storia di un’amicizia quella che viene messa in scena?

Anche. E’ la storia di una grandissima impresa e al contempo la storia di un’amicizia perché quest’impresa viene compiuta da due alpinisti che sono anche amici. Diciamo che senza dubbio è una storia di relazione e anche del momento in cui la relazione viene portata ai limiti. Poi la corda in montagna è proprio la metafora della relazione, quindi senza dubbio è una storia di amicizia e di relazione, oltre che di una grandissima impresa.

Perché si parla di un’avventura al di là dei limiti umani?

Perché quello che è accaduto è oggettivamente più unico che raro. Siamo sulle Alpi peruviane, a 6500 metri, in un’epoca in cui la comunicazione con i cellulari non era ancora prevista. Lì c’è un incidente in alta quota, c’è un’operazione di salvataggio che ancora possiamo considerare plausibile benché molto estrema ma l’impresa che compie Joe Simpson per tornare al campo base ha oggettivamente qualcosa di sovrumano, è una cosa che può capitare a una persona su un milione. Per di più tagliare la corda in montagna è tendenzialmente un gesto che non si fa, che porta alla morte, almeno di uno dei due. Invece in quel caso quel gesto salva la vita a entrambi. E’ un’avventura più unica che rara.

Su quali elementi vi siete basati per scrivere il testo?

Noi abbiamo puntato moltissimo l’attenzione sulla relazione tra queste due persone. Quindi la montagna e l’impresa sono il contesto nel quale si sviluppa una relazione.

E’ la montagna la vera protagonista?

No, i veri protagonisti sono i due amici. La montagna in quasi tutti i nostri spettacoli è il contesto nel quale si rivela qualcosa dell’uomo in generale. E’ per questo che abbiamo scelto di portare questa storia in teatro, perché è una storia che può sicuramente interessare anche chi non ama e non frequenta la montagna, perché la montagna è il contesto in cui raccontiamo qualcosa dell’uomo. In questo senso lo spettacolo ha un che di epico, dato che parla dell’uomo e della sua natura più profonda.

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  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto in evidenza del sito del Teatro Manzoni
  • Si ringrazia Manola Sansalone per la collaborazione