Nel mondo contemporaneo l’anno sabbatico è un periodo che i giovani passano fuori casa dopo la maturità per fare nuove esperienze, formarsi umanamente e culturalmente, acquisendo nuovi strumenti per conoscere e affrontare il mondo, uscendo così da una sorta di comfort zone fornita dal loro guscio tradizionale.
L’anno sabbatico è però anche il titolo della commedia alla sala Cavallerizza del Teatro Litta di Milano fino al 13 novembre, che vede protagonisti Monica Faggiani, Arturo Di Tullio e Flavia Marchionni. Il regista Alberto Oliva ha messo in scena un testo di Valeria Cavalli sui conflitti inesplosi di una famiglia, innescati da quella che doveva essere un’occasione felice: il ritorno di Elisa da un anno sabbatico durato ben 15 mesi!
Parlano Arturo Di Tullio e Monica Faggiani
In questa commedia piuttosto amara la famiglia può essere considerata una sorta di tappeto sotto al quale si nasconde la polvere?
Arturo Di Tullio: Ci sono di fondo un falso perbenismo e una cortina che vanno a occultare le magagne e gli scheletri. In linea di massima, però, i personaggi sono molto sinceri, autentici e veri. E’ solo una maschera a permettergli di andare avanti e di passare le giornate una dietro l’altra senza precipitare in rotture vere e proprie. Almeno nella prima parte si evince questo aspetto.
Le risate qui però hanno un risvolto doloroso. Siamo di fronte a un gioco davanti al quale nessuno esce vincitore?
Monica Faggiani: E’ sempre così quando ci sono i giochi al massacro all’interno delle famiglie. Nessuno ne esce vincitore, però mi piacerebbe pensare che per tutti e tre alla fine potrebbe invece essere il contrario. Infatti il bellissimo ruolo della figlia pone i due genitori di fronte ad uno specchio e gli mostra cosa non va bene. Il padre e la madre devono quindi fare un percorso. C’è tanta amarezza, ma anche grande divertimento perché i due personaggi sono stati scritti in maniera molto graffiante, divertente e pungente. Poi però si guardano, cercando di capire anche che cosa vogliono davvero, perché la domanda è proprio quella: cosa vogliamo veramente, soprattutto dall’altro?
Arturo Di Tullio: E’ l’interrogativo che si pongono tutte le famiglie…
Monica Faggiani: Proiettano sulla famiglia i loro desideri reali e giustamente la ragazza rivendica un’autenticità, una propria strada, Ovviamente fa bene a farlo. I genitori si sentono però un po’ persi di fronte a questo aspetto.
C’è una strizzata d’occhio a commedie sulla famiglia come “Parenti serpenti” di Monicelli?
Monica Faggiani: Direi che è molto più simile a Carnage di Roman Polanski: è una famiglia nella quale si è fatto di tutto perché ogni cosa andasse bene, anche chiudendo un occhio, girandosi dall’altra parte e sopportando. I personaggi a un certo punto ammettono di sopportarsi, perché se si vuole portare avanti un matrimonio, ci si deve tollerare. Poi però, dopo 15 mesi di assenza, torna la ragazza ed è un’altra persona…
Arturo Di Tullio: Credo che questo momento della commedia sia il punto di rottura. Noi avevamo proiettato tutti i nostri desideri su di lei e nessuno di questi viene davvero realizzato.
Monica Faggiani: Mentre invece è proprio lei a realizzarsi, giustamente…
Monica, tu sei una madre anche nella vita. Pensi che sia più facile per te interpretare un personaggio come il tuo rispetto a quanto potrebbe esserlo per un’attrice senza figli?
No, non credo, io penso che gli attori possano veramente fare tutto. E’ proprio questione di costruire il personaggio. Noi siamo stati ben diretti da Alberto Oliva, e a me è successo il contrario rispetto alla tua domanda: durante alcune scene, mi sono davvero augurata di non essere una madre come quella del mio personaggio. Soprattutto c’è un passaggio molto commovente con Flavia Marchionni, in cui mi rendo proprio conto che non voglio assolutamente somigliarle! Penso però che non si debba essere madri biologiche per essere vere madri: lo sono le donne, che sono anche amiche, sorelle, idee, progetti e creatività. Quindi siamo tutte madri a modo nostro!
- Intervista video di Andrea Simone
- Foto in evidenza di Fabio Trillini
- Si ringrazia Alessandra Paoli
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