A parte il risotto giallo e la Madunina tuta dora e piscinina, non c’è nulla di più milanese di lei, della Franca che nasce Norsa e poi decide di chiamarsi Valeri in onore del poeta Paul Valery. Ci ha regalato ritratti di signorine più o meno snob, di Cesire e signore Cecioni, tutte quante attaccate alla cornetta del telefono a raccontare la loro vita fatta di piccole cose, che facevano e fanno ancora sorridere.
Semplicemente Franca è uno spettacolo dedicato a Filippo Crivelli, in scena alla sala Cavallerizza del Teatro Litta di Milano dall’11 al 13 marzo, nato da un’idea di Valeria Cavalli, che vede protagoniste Valentina Ferrari e Monica Faggiani. Al canto e alla chitarra troviamo Lorenzo Castelluccio, al pianoforte e alle tastiere Carlo Zerri.
Intervista a Monica Faggiani
Com’è nata l’idea di dedicare uno spettacolo a Franca Valeri?
Nasce all’interno di un format che vuole dedicare una serie di serate a donne che hanno reso grande Milano. Abbiamo quindi deciso di partire con Franca Valeri per il suo valore artistico ed essendo noi attrici, abbiamo pensato di dedicarlo a lei in quanto artista. Non era solo un’attrice ma anche un’autrice, oltre a spaziare tra televisione, cinema, teatro e radio. Ovviamente, quindi, è dedicato a un’artista importante. Il format è però generale, è pensato cioè per donne che hanno reso grande la nostra città. Io non sono milanese, sono di Salerno, però vivo qui da quando sono bambina e sento di appartenere a questa città, l’amo molto e trovo che sia un posto dove si riesce ancora a parlare di sorellanza, di inclusione, di vicinanza, di possibilità e quindi di sogni. Quindi abbiamo deciso insieme alla mia collega Valentina Ferrari di portare avanti questo format che ci entusiasma.
E’ stata la madre della comicità al femminile?
E’ stata una madre per tante cose, sicuramente della comicità al femminile, ma anche della poliedricità al femminile. C’è una cosa bellissima che noi diciamo nel nostro reading: “Quando scrivevo, mi mancava il palcoscenico. Quando stavo sul palcoscenico, mi mancava la scrittura. Allora ho fatto entrambe”. Non dimentichiamoci che ha diretto tantissime opere liriche. Era una donna sfaccettata.
Oggi siamo abituati a questo, allora meno, non eravamo abituati al fatto che le donne si lasciassero inquadrare o ingabbiare in un unico ruolo, quindi omaggiamo anche questo: la possibilità per una donna di essere ciò che vuole, anche in tante forme. E’ stata artista a tutto tondo, ma era una donna che scriveva, che faceva regie liriche e non solo, che calcava il palcoscenico, che faceva la radio, la televisione e il cinema. Quello che lei dice è che amava far ridere, ma ha fatto anche cose serie e importanti che ha amato ugualmente.
Qual era la vera forza di Franca Valeri?
Secondo me il fatto di aver osservato la società e le donne intorno a lei, di essere riuscita a restituire quello che lei viveva e vedeva. Credo che sia la forza soprattutto di chi vuol fare il teatro comico e di chi inventa personaggi comici. Oggi c’è il nuovo filone della stand-up comedy che è un’altra cosa, però non si discosta tanto. Lei descriveva il mondo che la circondava e chiaramente questo faceva sì che chi la circondava si potesse riconoscere. Sappiamo che il teatro ha bisogno di questo, cioè di offrire possibilità di guardarsi allo specchio e lei lo faceva in modo magistrale. Forse questa è stata la sua grande forza.
Questo spettacolo è dedicato a Filippo Crivelli, scomparso lo scorso 6 febbraio. Vuoi tracciarne un ricordo?
Io ho conosciuto Filippo grazie a Valentina Ferrari, perché Valentina ha lavorato con lui parecchio. Io non lo conoscevo personalmente, se non come maestro, come grande regista che ha fatto un po’ la storia del teatro milanese e non solo. Però il ricordo che ho è dei pomeriggi trascorsi nel salotto della sua magnifica casa abitata dai suoi gatti, in cui lui faceva rivivere ricordi e flash di una Milano che oggi non c’è più, degli anni Sessanta e Settanta, avvolta dal glamour ma anche da qualcosa di molto pop di cui lui si sentiva rappresentante.
Io non ho avuto la possibilità di conoscerlo sul lavoro. Valentina invece ha fatto con lui tanti spettacoli, a partire da Milanin milanon. Però mi diceva che era uno degli uomini più esigenti che lei conoscesse, ma lo era per i suoi attori, non per esercitare potere come fanno molti registi oggi, che hanno bisogno di esercitare potere e quindi aggrediscono. Lui era molto esigente e arrivava anche a far gettare il sangue ma lo faceva per i suoi attori, perché capiva dove potevano arrivare e lì li portava. Credo che sia una cosa bellissima da dire di un artista, che guida altri artisti, in questo caso un regista che guida delle attrici.
Quindi questo spettacolo è dedicato a lui in maniera doverosa. Lui ci avrebbe dovuto seguire e se non ci fosse stata la pandemia, lui ci avrebbe seguito. Avrebbe comunque messo insieme il materiale che adesso stiamo mettendo insieme noi, anche grazie all’aiuto di Valeria Cavalli, che ovviamente ci sta sostenendo a 360 gradi. Però, quando è scomparso, abbiamo deciso di dedicarlo a lui, perché avrebbe fatto volare questo format. Noi ce la stiamo mettendo tutta e lo faremo anche noi. Però ovviamente manca quel tocco di chi ha conosciuto veramente quel mondo, quelle persone di cui parliamo. Lui conosceva personalità come Maria Callas con cui passava il tempo, con cui si confrontava. Quindi è diverso leggerlo su un libro rispetto a qualcuno che ce lo racconta perché lo ha vissuto. Questo ci è mancato moltissimo.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazionie
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