Il Teatro della Cooperativa di Milano propone fino al 15 ottobre Coppia aperta quasi spalancata. Su un testo di Dario Fo e Franca Rame, diretti da Renato Sarti, Alessandra Faiella e Valerio Bongiorno portano in scena uno spaccato di vita coniugale di grande impatto comunicativo ed estremamente attuale, in uno spettacolo ricco di dialoghi vivaci e colpi di scena.
La protagonista femminile Antonia diventa così la portabandiera di tutte le mogli tradite e trascurate perché mette a nudo il rapporto con un marito donnaiolo, meschino e infantile, paladino della coppia aperta ma solo a senso unico. Se è lui a tradire va benissimo, ma se a farlo è lei, le cose cambiano, perché se la coppia è aperta da tutte e due le parti “ci sono le correnti d’aria e gli viene il raffreddore”.
Teatro.Online ha incontrato Alessandra Faiella e Valerio Bongiorno e ha fatto loro qualche domanda sulla commedia.
“Questo testo è stato rappresentato nel 2014 al Teatro Carcano da un’altra compagnia. Dario Fo e Franca Rame lo hanno scritto nel 1983. Perché ha avuto tutto questo successo dopo tanti anni?”
Alessandra Faiella: “Perché parla di temi universali. Potrebbe funzionare anche tra molti secoli e questo perché coglie aspetti eterni della società e dell’individuo come fanno tutti i grandi classici. La satira sul maschio italiano che si ritiene legittimato a tradire, ma che nel momento in cui lo fa la donna va fuori di testa, è purtroppo ancora un tema universale e attuale”.
“Sarà facile secondo te per il pubblico identificarsi con i personaggi?”
Alessandra Faiella: “Assolutamente sì. Lo abbiamo già verificato durante tutte le repliche. Il teatro non funziona solo perché ci sono delle belle battute e degli autori bravi. Noi abbiamo fatto anche un lavoro di revisione del testo che lo ha reso ancora più attuale. Trattandosi di dinamiche di coppia, il pubblico si identifica tantissimo. Anche quelli più fortunati che non hanno di questi problemi e non si identificano, ci rivedono il fratello, la sorella, il cognato, la zia o gli amici”.
“Il rapporto di coppia e i battibecchi tra marito e moglie sono stati rappresentati in innumerevoli opere teatrali. Qual è la marcia in più di questo spettacolo?”
Valerio Bongiorno: “Credo che sia il fatto di essere stato scritto da due persone che agiscono e hanno agito sul palco. Dario Fo e Frana Rame erano abituati a usare non solo il linguaggio del drammaturgo ma anche quello dell’attore che scrive. Questo dà sicuramente una forza all’interno di un gioco teatrale dagli elementi ovviamente farseschi. Come però spesso capita nelle commedie, ci sono anche dei momenti drammatici. Si parte dal dramma per costruire la farsa e il divertimento. Nella farsa viene fuori una realtà ancora più vera, perché la distanza data dal gioco teatrale e dalla comicità diventa ancora più incisiva”.
“Quanto è maschilista il tuo personaggio?”
Valerio Bongiorno: “Lo è di sicuro, ma è un macho abbastanza tonto e molto infantile che non sa fare delle scelte. Vuole tenere il piede in due scarpe. Soprattutto non si rende conto che l’altra metà della coppia vive come lui e come lui ha bisogno di una completezza. Lui la cerca al di fuori, ma senza prendersi responsabilità. E’ il prototipo di un maschio cresciuto solo in termini ormonali, ma non certo in quelli psicologici. E forse la sua evidente fragilità sta proprio in questo”.