“FAKE”: L’IMPORTANZA DI UN BLUFF NELLA SOCIETA’ DI OGGI

Dal 2015 la società Verbreitung A.G. si occupa di denunciare e divulgare i fake internazionali. Quello a cui assisterete è un esperimento socio-scientifico proposto dalla società al fine di analizzare il proprio operato, riproducendo, grazie a due attori un’intervista svolta a porte chiuse. Fake di Valeria Cavalli e Filippo Renda, che ha curato anche la regia, è in scena al Teatro Litta di Milano dal 15 al 25 novembre. Ne è protagonista lo stesso Filippo Renda con Roberta Rovelli.

Intervista a Filippo Renda

“Quali vicende si raccontano in questo spettacolo?”

“Si racconta la vicenda di una signora tedesca che da noi è diventata italiana, Simona, che dichiara di avere vinto 40 milioni di euro alla lotteria giocando per la prima volta in vita sua e di avere deciso non solo di rinunciare al premio, ma anche di dare alle fiamme il biglietto vincente. Noi cercheremo di capire se la sua notizia vera o se è una piccola mitomane e ha scritto una piccola bufala sui propri social.”

“Perché la notizia del mancato ritiro del premio suscitò così tanto sdegno?”

“Perché purtroppo i social sono un megafono e quindi una notizia privata diventa merce per il popolo del web. Dunque c’è chi la prende per mitomane e comincia ad aggredirla e chi invece pensa che sia una furba e abbia scritto questa cosa per ritirare il premio e nasconderlo.”

“E’ uno spettacolo in cui vengono condannati i fake in generale o anche le fake news?”

“E’ uno spettacolo in cui non si condanna nessuno ma si tenta di riflettere sul tema dell’informazione contemporanea e sulla scomparsa della figura del giornalista d’inchiesta sostituito dal giornalista d’opinione. L’informazione oggi è basata sull’opinione e quindi sull’opinione di tutti in realtà, non più sull’inchiesta e sulla ricerca specifica su un argomento. Oggi quello che conta è la velocità con cui si lanciano notizie e le si spedisce al popolo del web. Quindi viene condivisa, fa interazione, genera clic e quindi guadagno.”

“Perché è importante fare uno spettacolo su un tema come questo?”

“Perché noi stiamo pian piano diventando un pubblico sempre più passivo. Invece il teatro nasce come un luogo per un pubblico attivo, ha un passato incredibilmente attivo. Oggi fa ridere pensare che 40 anni fa il pubblico urlasse durante gli spettacoli e inveisse contro gli attori e i personaggi. In alcuni Paesi accade ancora, per esempio in Gran Bretagna. Ho visto di recente uno spettacolo in cui il pubblico era insofferente, si alzava e iniziava a urlare dicendo che non era possibile vedere uno spettacolo del genere. Con questo spettacolo vorremmo portare il pubblico a una dimensione felicemente attiva. Forse è una bella occasione. Perché interagire sempre in maniera passiva con la vita, con il teatro, con l’arte e la cultura, come se fosse soltanto un contenuto e non uno stimolo?”

(intervista e riprese video di Andrea Simone)