Quella di Evariste Galois è una figura ottocentesca romantica e tragica al tempo stesso. Fu poeta e uomo di scienza e il suo lavoro portò a risultati importanti nel campo dell’algebra astratta. Ma Galois era anche un acceso repubblicano ed è passato alla storia un brindisi in onore del Re con un coltello in mano, un episodio che gli costò il carcere. Morì in un duello pochi mesi dopo per salvare l’onore di una donna. A ucciderlo fu un colpo di pistola sparato da un compagno di battaglie politiche.
Fabrizio Falco fa rivivere la figura del matematico sul palcoscenico del Piccolo Teatro Studio Melato di Milano, portando in scena un testo da lui diretto e scritto da Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega nel 2008 con il romanzo La solitudine dei numeri primi.
Intervista a Fabrizio Falco
“Il tuo è un monologo ma vuole anche essere una confessione?”
“Paolo Giordano immagina questo testo prendendo spunto da una nota biografica realmente esistita sull’ultima notte di vita di Evariste Galois, in cui lui scrive una lettera all’amico matematico Auguste Chevalier, lasciando il suo testamento e facendo il punto sulla sua vita. Attraverso questa lettera confessa tante cose della propria esistenza. Quindi sì, in questo senso la si può anche definire una confessione”.
“Perché ti ha affascinato così tanto la figura di questo rivoluzionario?”
“Io non conoscevo Evariste Galois e da subito, da quando ho iniziato a studiare il personaggio, mi è piaciuto molto il suo modo di approcciarsi alla vita, il coraggio delle sue scelte, nonostante le delusioni e le porte in faccia da parte degli accademici che non lo reputavano così geniale come lui ben sapeva di essere. Prendeva la vita di petto e questo mi ha molto colpito. Mi sembra che possa essere di esempio a tanti giovani che vengono a vedere questo spettacolo.
“Perché Galois voleva cambiare la storia?”
Forse non aveva il proposito di cambiare la storia; era rivoluzionario semplicemente nel modo in cui si rapportava a quello che gli succedeva. Aveva il coraggio di andare oltre quello che gli altri dicevano. Nello spettacolo si dice che non esisteva la formula per risolvere le equazioni di quinto grado e lui l’ha trovata. Quindi ha superato i limiti che c’erano in quel periodo.
“Quanto c’è di realtà e quanto di leggenda in questo spettacolo?”
La vita di Galois è molto avvolta nel mistero. Paolo Giordano ha preso spunto da molte vicende note, però ha mantenuto la libertà di inventare alcune cose. E’ tutto molto mescolato, ma anche nelle biografie di Galois non si sa cosa sia vero e cosa inventato. Ci sono molte versioni di tante cose che gli sono successe: c’è chi dice che il duello non sia mai esistito e che lui sia morto in una bettola, pugnalato da una persona con cui aveva litigato. Paolo Giordano fa un’operazione di invenzione, mantenendo però le certezze che abbiamo sul personaggio.