SE “FERDINANDO” ARRIVA A ROMPERE GLI EQUILIBRI

Ferdinando è forse il testo più famoso di Annibale Ruccello. E’ andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986.

Donna Clotilde, baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’Unità d’Italia. E’ con lei una cugina povera, Gesualda, che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera.

Lo spettacolo è diretto da Nadia Baldi ed è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 4 novembre. Ne sono protagonisti Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio e Francesco Roccasecca.

Parla Gea Martire

“Perché Ferdinando getta scompiglio nella casa?”

“Perché è una casa abitata da persone che non hanno un collegamento con la vita. Sono personaggi scollegati da essa, l’hanno messa un po’ da parte e dimenticata. Il personaggio che faccio io è una donna anziana quindi la sua è una vita legata al passato. Gli altri due personaggi, la governante e il prete, nascondono tutto. Quindi non sono personaggi che hanno una vita luminosa. Pur essendo diventata nebbiosa e cupa, però esiste. E’come se fosse stata coperta da ceneri, ma cova sotto di esse. Ferdinando è un soffio. Questo soffio arriva come quando si aprono le finestre e una ventata freschissima fa un po’ riattizzare questo fuoco che esiste. Le ceneri vanno via e la vita riprende facendo fuoco e fiamme.”

“Che tipo di rapporto c’è fra Donna Clotilde e Gesualda?”

“Come sempre succede quando ci sono rapporti di forza e sottomissione, si capovolgono e accade che chi è carnefice è anche vittima e viceversa. E’ un rapporto di potere da parte di Donna Clotilde, che è il mio personaggio. E’ un potere di tipo fondamentalmente economico, che le dà l’arroganza di una nobiltà decaduta, di una ricchezza che si assottiglia ma che rimane comunque prepotente. Siccome non ha solidità, frana e quindi le sorti si ribaltano: da carnefice diventa vittima e viceversa. E’ il gioco teatrale a cui si assiste spesso nei grandi autori.”

“Quali sono le contraddizioni che Ferdinando mette a nudo?”

“Sono le falsità di chi non ha una vita limpida e costruita su qualcosa di forte, di vero e di autentico. Basta poco perché tutto frani. Diventa tutto molto debole. Sono impalcature che non reggono. Basta veramente un soffio perché il crollo ci devasti. Le debolezze appartengono sempre ai personaggi e alle storie di vita che sono fatte di rimpianti, nostalgie e cupezze. Non c’è un collegamento con l’oggi, con un’autenticità e una verità. E’ tutto finto, rappresentato e nascosto. Oppure ci sono le malinconie di un passato che viene rimpianto ed è facile sconquassare tutto. Bisogna essere sempre molto aderenti alla vita in maniera autentica. I personaggi. di “Ferdinando” non lo sono, sono tutti un po’ sconnessi e scollegati. Donna Clotilde guarda con paura e a distanza gli avvenimenti politici che stanno cambiando tutto, perché siamo negli anni successivi alla fase post-unitaria. Per cui quando si prendono le distanze, ci si difende e si ha paura. C’è una fragilità psicologica, antropologica e sociale che porta in un terreno molto franoso.”

“Perché questo testo di Annibale Ruccello è così importante e particolare per il teatro?”

“Drammaturgicamente è un testo importante. Lui lo ha scritto negli anni ’80, costruendo una trama e dei rapporti tra i quattro personaggi con una solidità che rimanda ai grandi autori teatrali. E’ un grande autore perché è riuscito a creare un meccanismo eccezionale di storia e di relazioni tra i personaggi in un periodo in cui tutto cominciava a diventare una spettacolarizzazione in ambito teatrale. Incominciava a esserci lo show televisivo che iniziava a invadere le case e la mente della gente in un modo veramente difficile da arginare. Tutto diventava spettacolo e perdeva di consistenza. La parola non aveva più tanta importanza. Era tutto uno scintillio di superficie. Tutto questo comincia proprio in quegli anni e lui è straordinario, perché è talmente al di là da creare un teatro e da scrivere dei testi che danno tutta la dignità dell’alta drammaturgia alla parola. E’ un grande testo di parola.”

(intervista e riprese video di Andrea Simone)