Miriam Selima Fieno, “Fuga dall’Egitto”

Fuga dall’Egitto è una performance che unisce il teatro documentario alla musica live, in un intreccio tra atto performativo e cinema del reale, sonorità orientali e installazioni sonore. Il progetto, ideato da Miriam Selima Fieno, trae ispirazione dal libro Fuga dall’Egitto Inchiesta sulla diaspora del dopo golpe della giornalista Rai e docente universitaria Azzurra Meringolo Scarfoglio. Getta luce sul fenomeno della diaspora egiziana post 2013, ovvero su quei giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani, che minacciati di repressione e tortura in Egitto a causa delle loro idee, sono stati costretti a scegliere la via precaria e dolorosa dell’esilio, dopo il golpe che ha riportato i militari al potere.

Immagini del canale Youtube “Teatro Menotti”

Fuga dall’Egitto è in scena al Teatro Menotti di Milano dal 18 al 20 marzo. Ne sono ideatori e registi Nicola Di Chio e Miriam Selima Fieno, che ha anche scritto la sceneggiatura e che è anche protagonista in scena con lo stesso Nicola Di Chio e Yasmine El Baramawi. Lo spettacolo vede la partecipazione di Bahey Eldin Hassan, Taher Moktar e Ahmed Said.

A tu per tu con Miriam Selima Fieno

Che cos’è il teatro documentario?

E’ un genere che intreccia il linguaggio del teatro e quello del cinema documentario e del reale. Il teatro si avvale quindi di strumenti tecnologici come telecamere che lavorano in diretta, proiezioni, cellulari e dispositivi di questo genere. L’obiettivo è cercare di far luce su fatti legati all’attualità e a qualcosa che ci riguarda da molto vicini. Ovviamente partiamo sempre da storie vere e da fonti autentiche.

Quella del 2013 in Egitto può in qualche modo essere una situazione simile a quella di oggi in Ucraina?

Mi sento di dire che laddove c’è una dittatura, un popolo soffre sicuramente perché è privato dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Quello che sta succedendo adesso è un po’ sotto gli occhi di tutti e secondo me si stanno ripetendo degli errori già fatti nella storia. Molte volte ci domandiamo come ha potuto l’essere umano permettere che avvenissero genocidi, stragi e ingiustizie nell’arco della storia.

Quando leggiamo i libri di storia, ci facciamo queste domande. Credo che adesso più o meno i fatti ritornino. Si stanno ripetendo e a quanto pare rispondiamo in modo inadeguato ancora una volta. Siamo consapevoli di quello che sta accadendo eppure rimaniamo un po’ fermi. Trovo quindi molte somiglianze nella privazione dei diritti umani, delle libertà e nel fatto che secondo me dovremmo reagire in modo diverso a qualcosa che sta accadendo molto vicino a noi e che riguarda tutti, se parliamo di Egitto, di Russia, di Ucraina, di Yemen e Siria.

Quali erano i dettagli scomodi che non dovevano essere raccontati dalle persone costrette all’esilio?

In realtà chiunque si schieri politicamente contro il regime in Egitto e fuori dai suoi confini rischia. La percezione del pericolo può cambiare da un momento all’altro. In Egitto c’è una strategia della tensione che fa sì che non si sappia mai dove si trova la linea rossa e se la si sta oltrepassando o meno. I dettagli scomodi sono tantissimi. Basta opporsi lievemente per essere sicuri di correre un rischio.

Siamo in uno spettacolo in cui si sovrappongono sfera personale e sfera politica?

Sì, nel senso che lo spettacolo parte dal mio racconto personale e da quello di Nicola Di Chio. Lo abbiamo fatto in due anni di ricerca sulle tracce degli esuli egiziani. Partiamo proprio dalla nostra esperienza personale e artistica nel tentativo di creare un lavoro, uno spettacolo che possa raccontare quello che sta succedendo oggi in Egitto e i rapporti tra il nostro Paese e tra l’Europa e l’Egitto.

In parte all’interno dello spettacolo c’è anche la mia storia personale, perché io sono figlia di un profugo che ha lasciato la Libia quando era molto giovane e c’era Gheddafi. C’è quindi anche la storia degli esuli che si aprono e raccontano dettagli della loro vita privata, ma che necessariamente va a sovrapporsi a una situazione politica presente nel loro Paese ma anche nel nostro continente. I particolari della vita privata si aprono su qualcosa che riguarda una sfera collettiva e ancora di più una sfera politica.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Linda Ansalone per la collaborazione
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