Dopo il successo del 2016, Gabriella Greison torna al Teatro Menotti di Milano il 22 e il 23 marzo con il suo Monologo quantistico, il primo spettacolo sul ritrovo a Bruxelles di tutti i fisici del XX secolo che hanno fatto nascere la Fisica Quantistica. Foto, musiche e video raccontano gli aneddoti più curiosi, partendo dalla famosa foto del 1927 che ritrae 29 scienziati, 17 dei quali avrebbero vinto il Premio Nobel.
Ill 24 e il 25 marzo, sempre al Teatro Menotti, Gabriella Greison porterà in scena anche Faust a Copenaghen, un testo da lei scritto che vede protagonisti un gruppo di fisici impegnati a giudicare una rappresentazione teatrale. Questa volta l’attrice avrà dei compagni di scena: Marco Balbi, Alarico Salaroli, Alberto Patrucco e Marcella Formenti. Entrambi gli spettacoli sono diretti da Emilio Russo.
Parla Gabriella Greison
“Cominciamo da Monologo quantistico: dove ha trovato tutto il materiale per realizzare uno spettacolo impegnativo come il suo?”
Io sono fisica e scrittrice e ho raccolto il materiale in un anno, facendo avanti e indietro tra Milano e Bruxelles, perché ero ossessionata da una splendida fotografia in bianco e nero che ritrae 29 uomini in posa. E’ stato il più grande ritrovo di cervelli che la storia ricordi, avvenuto alla fine di ottobre del 1927 nella capitale belga. In quella settimana hanno creato un nuovo modo di vedere il mondo: la fisica quantistica. Io vedevo quella foto ovunque: in università a Milano, in formato di gigantografia all’École polytechnique e poi ancora al mio ritorno in Italia. Quindi mi sono detta che dovevo dare appagamento alla mia ossessione. Ho così creato il mio libro, “L’incredibile cena dei fisici quantistici“.
Il materiale era poi così tanto che ho scritto il monologo con l’idea di portarlo in giro durante le presentazioni del libro. In seguito, però, siccome le persone cominciavano a essere tante e il monologo si arricchiva di particolari e dettagli, Emilio Russo ed io abbiamo creato lo spettacolo teatrale. Sono già tre anni che lo porto in giro e a Milano siamo all’ottantesima replica.
“Perché Einstein chiamava riposi delle streghe i ritrovi dei fisici?”
“Perché in quel momento loro riuscivano a far riposare il loro cervello dalla testa che viaggiava alla velocità della luce senza mai superarla. Quelle ore rappresentavano un riposo dalle lunghe fatiche fatte durante l’anno. Einstein era un lupo solitario che elaborava da solo le sue pensate. Niels Bohr invece ha creato la Scuola di Copenaghen dove ha fatto arrivare tutti i fisici talentuosi del XX secolo. Scienziati che erano in grado di vincere un premio Nobel. Niels Bohr ha dato a tutti una casa e li ha fatti crescere secondo le sue teorie.
“Passiamo a Faust a Copenaghen: siamo di fronte alla fisica che si presta al teatro?”
Esatto. Niels Bohr faceva arrivare i fisici che dovevano mettere in piedi delle reappresentazioni teatrali. Per votare avevano una trombetta che suonavano quando lo spettacolo era corretto. Quando invece sbagliavano avevano un cannone per esprimere il loro disappunto. Se poi andava molto bene, c’era un premio che veniva dato a Bohr.
E’ un’ennesima foto che parte da una fotografia che questa volta racconta di uno spettacolo teatrale allestito nel 1932. Niels Bohr aveva deciso di mettere in scena il “Faust” di Goethe, riadattato con battute comprensibili dalle persone di quell’anno. In realtà loro volevano descrivere la fisica di quei tempi: James Chadwick aveva appena scoperto il neutrone e quindi loro dibattevano su questi argomenti sotto forma di spettacolo teatrale.
La fisica -come le favole e i sogni- si muove su un territorio incantato dove non è sempre facile seguire la rotta. Bisogna soltanto prestare un po’ più di attenzione. E’ una materia che richiede voglia di viaggiare con la testa e fantasia. Come diceva Einstein “la fisica porta anche molta anarchia.
“Perché permette di fare quello che si vuole?”
Esatto.
Ci parli del libro Hotel Copenaghen da cui è tratto questo spettacolo?”
Il romanzo è il seguito de “L’incredibile cena dei fisici quantistici”. Io ho riscritto questo testo e l’idea è proprio quella di rifare lo stesso spettacolo ma in chiave moderna. Dopo Bruxelles ci spostiamo a Copenaghen raccontando tutto quello che è avvenuto in quella città., diventata sia la casa di Niels Bohr sia il suo istituto di fisica. Era il luogo dove tutti gli scienziati avevano la loro missione e il loro sogno.
Non esistono posti così, è la città invisibile di Italo Calvino e Niels Bohr l’aveva creata cercando di riconoscere “chi e cosa in mezzo all’inferno non è inferno” per farlo durare e dargli spazio. In particolare ho rintracciato diversi dettagli dell’incontro del 1941 tra Niels Bohr e Werner Karl Heisenberg, un giallo incredibile. La persona che narra tutto è la moglie di Niels Bohr, quindi c’è un punto di vista umano sulla vicenda. E’ una donna che ha visto tutti i personaggi alternarsi a casa sua e nell’istituto di ricerca: da Einstein a Heisenberg ad altri premi Nobel, capi di Stato e sportivi di livello eccezionale. E’ un bellissimo viaggio che permetterà a tutti di avere un altro luogo dove vivere e abitare.