Federica Fracassi & Michele Di Mauro, “Le sedie”

Valerio Binasco affronta per la seconda volta – dopo La lezione diretta per lo Stabile di Genova – il teatro di Eugène Ionesco con Le sedie. E’ un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità. I personaggi e le situazioni delle pièce di Ionesco sono intorno a noi, reali e riconoscibili. Sono le feroci vicine di casa che si esprimono esclusivamente con proverbi o frasi fatte, i colleghi dalla parlantina irrefrenabile, gli amici vittimisti. Le sedie è in scena al Teatro Carcano di Milano fino al 20 marzo. Ne sono protagonisti Federica Fracassi e Michele Di Mauro.

Immagini del canale Youtube “TeatroStabieTorino TST”

Quattro domande a Federica Fracassi e Michele Di Mauro

Perché questo spettacolo è un classico che ancora oggi demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la nostra quotidianità?

Federica Fracassi: Più che altro oggi, secondo me, questo classico mostra la distruzione e la quotidianità che sono assurde. L’assurdità con cui Ionesco aveva guardato a quest’opera, con uno spirito distruttivo e sarcastico che minava delle convenzioni borghesi e teatrali, oggi è più uno svelare uno sguardo sull’assurdo della nostra vita. Non ci sono tante convenzioni da far crollare perché è crollato tutto, ci sono le macerie da guardare insieme e vedere quest’assurdità.

Il fatto che le parole in questo spettacolo perdano via via senso fa parte del teatro dell’assurdo di Ionesco?

Michele Di Mauro: Inizialmente forse è stata questa la grande assurdità rispetto alla grande scrittura di Ionesco. L’approccio dei cosiddetti drammaturghi dell’assurdo è stato molto superficiale. Il motivo principe infatti per cui abbiamo scelto di fare questo testo sta esattamente nella profondità del linguaggio che c’è e che viene usato. Quella dell’assurdità è una visione di superficie.

Tra le righe e dentro le parole si nascondono invece una profondità e degli abissi che sono assolutamente mondi di concretezza e non di astrazione. E’ chiaro che agli inizi degli anni Sessanta per smontare e rimontare un’ipotesi di nuovo linguaggio hanno dovuto fare un percorso e una gittata con un respiro assolutamente devastante. I critici, i saggisti e i competenti assoluti hanno deciso che quello era l’assurdo e che dietro le parole poco alla volta c’era la disgregazione dell’individuo, dell’uomo e del linguaggio. Quella è una linea orizzontale che va presa, capita, scardinata e valutata.

In che modo questo spettacolo parla al nostro presente?

Federica Fracassi: La regia di Valerio Binasco ha fatto un salto rispetto al testo che ha portato con sé e ha mostrato la coppia di anziani quasi come due vecchi clown per far vedere da un certo punto di vista una comicità che è in realtà tenerezza e fragilità. Quindi è uno spettacolo molto umano, parla al nostro presente mostrando tutta l’assurdità degli esseri umani, ma anche la loro capacità d’amore e come in fondo solo l’amore sia uno spiraglio di salvezza o di speranza.

Di che cosa è fatta la realtà dei due personaggi?

Michele Di Mauro: Siamo in un tempo non tempo al di là della realtà, che è sintomatica, post-atomica o è il vertice di un disastro sia personale che sociale. Molto più semplicemente sono una coppia che ha vissuto insieme una vita e provato a costruire qualche cosa che grazie a un sentimento potente è diventato il racconto, la possibilità di raccontare la propria vita e un’unità formata da unità. Il concetto base è il trattato da lasciare all’umanità che parla d’amore, è legato alla costruzione di qualcosa che sta tra le persone e non nelle persone. In fondo è un rapporto che riguarda la capacità di guardare, sentire e ascoltare l’altro in tutte le sue espressioni.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Cristiana Ferrari per la collaborazione
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