“FRAGILI”: L’ETERNO DRAMMA DELL’ADOLESCENZA

Un suicidio. Una giovane vita che si spezza. E un’adolescente che resta, un’amica che non capisce. La rabbia, il dolore, il senso di colpa, la paura di chi deve elaborare un lutto improvviso e incompreso. Un’adolescente che deve tornare a fidarsi della vita, dell’amicizia e di se stessa. Mia, 15 anni, un diario tra le braccia, è in bilico sul cornicione della torre della scuola. Mia non sta cercando di morire, ma vuole capire cosa si prova, cosa passa per la testa di un’adolescente che vuole togliersi la vita.

Fragili è in scena al Teatro Libero di Milano dall’11 al 14 ottobre. Scritto e diretto da Valentina Paiano, vede protagoniste Sara Drago e Roberta Lanave.

Parla Valentina Paiano

“Siamo di fronte alla crisi dell’adolescenza all’ennesima potenza?”

“In realtà secondo me no. Non siamo di fronte a una crisi dell’adolescenza, ma a una presa di consapevolezza diversa rispetto a un mondo che sta andando velocissimo. Io dico sempre che gli adolescenti sono in crisi quanto lo eravamo noi e quanto lo erano i nostri genitori. Ognuno vive la propria crisi generazionale. Sicuramente il mondo che hanno intorno è molto più veloce e non tutti riescono a stare al passo coi tempi. Forse è quella la differenza, ma non sono più o meno in crisi. Sono adolescenti, quindi probabilmente fanno i loro passi come noi. Secondo me hanno dentro una grande forza. Lo spettacolo parla di adolescenti con una grande sensibilità. Io credo che sia un problema della società intorno che non ha imparato a capire alcune sensibilità ed è per questo che alcuni ragazzi hanno una difficoltà maggiore in alcune fasi della vita. Però credo che sia davvero una questione di tutela della sensibilità. Penso che sia un problema societario, non adolescenziale. E’ anche un problema di noi adulti. Noi siamo nella maggior parte dei casi la causa primaria.”

“Perché Mia vuole capire cosa si prova in un tentativo di suicidio?”

“La storia racconta di questa ragazza che vive la perdita di un’amica che si suicida per depressione, un male molto difficile da comprendere. Quindi l’amica che credeva di conoscerla si rende conto che non la conosceva poi così tanto. Dunque fa una serie di cose, tra cui mettersi in un punto di non ritorno per riuscire a provare la vibrazione di qualcuno che su quel punto di non ritorno sceglie il passo in più, cioè la morte. Sostanzialmente Mia vuole andare a scoprire che cosa significa e quindi si mette in una situazione limite, per poi capire che non si può comprendere che cosa spinge una persona a compiere un gesto estremo, se non si hanno gli strumenti e la possibilità di parlarne. Questo è il grosso problema di Mia: nessuno le ha mai detto che l’amica era malata di depressione e che quindi una serie di reazioni non erano giovanili, ma  dovute al fatto che la depressione porta via la volontà di vivere. Questo crea ovviamente dei grossi abissi nelle persone. Alterna momenti di gioia ad altri di immobilità.”

“E’ uno spettacolo che indaga il male generazionale?”

“Indaga cosa significa l’elaborazione di un lutto in un’età giovanile, quando ci sentiamo davvero proprietari del mondo. La morte non viene elaborata, i giovani sono sempre al limite. Vedono la vita infinita. Indaga cosa succede quando ci troviamo ad affrontare una morte incomprensibile così vicina. Lo spettacolo vuole raccontare come si fa con il tempo a tornare a sorridere di una vita che è cambiata, perché inevitabilmente è cambiata per sempre, ma si può tornare a sorridere e a credere nell’amicizia e nell’amore. Resterà un ricordo che prenderà sempre di più un posto caldo nel cuore.”

“Qual è il viaggio che resta da compiere?”

“E’ il viaggio della vita, la vita da lì in poi. E’ prendere coraggio e riuscire a superare una tragedia. Quindi è veramente il viaggio della vita. Loro viaggeranno concretamente in alcuni luoghi della città come metafora del non fermarsi e dell’andare avanti. Ovviamente Mia avrà accanto una nuova esplosiva amica che la porterà piano piano a tornare semplicemente a vivere e a guardare al futuro. E’ quello che dobbiamo fare perché la vita va sempre avanti. Se restiamo indietro, se pensiamo che un lutto ci dia il diritto di non fare più nulla o di non poter più reagire o di smettere di fare delle cose, in realtà ci prendiamo il giro perché il mondo va avanti e non gliene frega nulla se abbiamo subito un lutto.”