Un banco di una scuola negli anni Cinquanta. Due compagni, due giovani uomini ripassano la lezione di storia: le grandi scoperte geografiche di Cristoforo Colombo e Ferdinando Magellano. La lezione diventa però una scusa per capirsi meglio e per scoprire che il sentimento tra i due ragazzi è sempre più profondo. Il viaggio dei due grandi esploratori si confonde con quello interiore e la classe diventa la caravella. La terra da scoprire si trasforma in un continente oscuro e senza confini, quello del desiderio e dell’identità.
Le scoperte geografiche è in scena fino al 26 novembre al Teatro Filodrammatici di Milano, con la regia di Virginia Franchi. Il testo è di Marco Morana e ne sono protagonisti Daniele Gattano e Francesco Petruzzelli.
Parla la regista Virginia Franchi
“In che cosa sta l’originalità di questo spettacolo? In fondo è la prima volta che viene messo in scena un testo che vede svilupparsi in parallelo la storia di due compagni di classe omosessuali e le scoperte geografiche”.
L’originalità delle scoperte geografiche non sta nella tematica che sembra essere la linea guida dello spettacolo, cioè l’omosessualità. E’ la storia d’amore tra due ragazzi, ma è soprattutto un viaggio alla scoperta di sé e dell’identità. Questo percorso li porterà verso mete sconosciute che loro non pensavano né di attraversare né di raggiungere. Quindi per noi è importante analizzare soptrattutto questo concetto.
“Le scoperte geografiche rappresentano quindi la metafora della relazione tra i due giovani?”
Sì e le scoperte vengono fatte l’uno attraverso l’altro. In questo caso ci mostrano cosa riusciamo a scoprire di noi guardandoci dentro reciprocamente.
“È giusto dire che qui il linguaggio diventa un codice esclusivamente amoroso?”
Il linguaggio diventa un codice che permette ai due protagonisti di avere accesso alla lora reale identità, ai loro desideri, a quello che aspirerebbero ad essere, ma a cui non riescono ad arrivare del tutto.
“Quanto è difficile per i due ragazzi portare avanti la loro storia negli anni Cinquanta, un’epoca in cui in Italia gli omosessuali venivano presi a sassate per le strade?”
Difficilissimo, anzi impossibile. La prima parte dello spettacolo è ambientata negli anni Cinquanta, ma si divide in tre momenti: quando loro hanno 16 anni, quando ne hanno 40 e verso la fine della loro vita. Quindi, di sicuro, l’inizio della loro storia è fallimentare da questo punto di vista, perché non riusciranno a stare insieme. E la catarsi finale è quasi meno importante del loro viaggio di formazione che noi seguiamo con grande interesse.