Dopo il successo della scorsa stagione confermato da numerose repliche quasi tutte sold out, è in scena al Teatro Manzoni fino al 25 febbraio Due. Ne è protagonista la coppia formata da Marco e Paola, che sta per iniziare una fase tanto fondamentale quanto delicata della propria relazione: il matrimonio. Sullo sfondo di una stanza vuota, Paola comincia a interrogare Marco con domande cui non sempre il compagno avrà facilità a rispondere. Piano piano cominceranno ad emergere presenze e conoscenze del loro passato e futuro: genitori, amanti, figli e amici, che turberanno la loro serenità. Paola ha il volto di Chiara Francini, Marco quello di Raoul Bova. Il testo di Due è stato scritto a quattro mani da Astutillo Smeriglia e Luca Miniero, che ne ha firmato anche la regia. Per l’occasione, Teatro.Online ha raggiunto telefonicamente e intervistato Chiara Francini.
“Perchè Paola decide di sottoporre a Marco tutte queste domande?”
“Perché convivono da sette anni, ma quando decidono di sposarsi tutto cambia. Il mutamento non è a livello concreto ma dentro di loro. Quindi il passo che stanno per compiere scatena in Paola una serie di interrogativi pieni di dubbi e speranze. Lei però non ha paura di fare queste domande né a se stessa né al proprio compagno. Credo che sia una necessità che contraddistingue le donne italiane di oggi”.
“Quindi è una dinamica comune a molte coppie?”
“Quella di non avere paura di interrogarsi e di guardarsi allo specchio è una dinamica comune all’universo femminile di oggi. Lo stesso si può dire del coraggio che hanno molte donne di ammettere con se stesse che qualcosa non va, perché la consapevolezza di quello che siamo e del momento che stiamo vivendo è l’unico viatico per la felicità”.
“C’è invece qualcosa di cui Paola ha paura?”
“Certo. Le domande che si pone vertono anche su argomentazioni che le provocano ansia, come il fatto che il suo e quello di Marco non sarà un amore caratterizzato dalla passione e dalla fedeltà come avviene in quel momento. Ha paura di essere tradita, dell’infelicità, di come sarà il futuro e di quello che potranno essere i figli. Le domande sono sempre il segno di una situazione in bilico, non rappresentano mai certezze”.
“La scenografia di Roberto Crea ha dato allo spettacolo un forte impatto visivo, è d’accordo?”
“Sì, la scemografia è di grande impatto anche se composta da elementi abbastanza semplici. Non ci sono moltissimi oggetti che compongono o colorano la scena. Le sagome cui diamo voce rappresentano le speranze e le paure che si concretizzano nella figura di un amante o dei figli. Poi al centro c’è il letto, la cui costruzione dura dall’inizio alla fine ed è un po’ come se fosse il fulcro e il terzo protagonista: silenzioso, ma sempre esplicito ed ingombrante. Rappresenta la metafora di quello che significa costruire una vita insieme, un matrimonio e un futuro che sia più codificato e che abbia più regole. Daniele Ciprì ha inoltre creato delle luci molto belle e suggestive: credo che siano l’elemento che maggiormente concorre a rendere l’atmosfera e la suggestione dell’anima”.
Ecco le date della tournée di Due dopo le repliche milanesi:
27 feb – 2 mar Teatro Nuovo Verona
3 – 4 mar Teatro Alfieri Torino
6 mar Teatro delle Rose Piano di Sorrento
7 mar Teatro Don Bosco Potenza
8 mar Teatro Grandinetti Lamezia Terme
9 – 11 mar Teatro Metropolitan Catania
12 mar Multisala Planet Vasquez Siracusa
13 – 14 mar Teatro L. Pirandello Agrigento
15 mar Teatro del Mela Pace del Mela (ME)
16 – 18 mar Vittorio Emanuele II Messina
19 mar Teatro Politeama Catanzaro
20 – 21 mar Teatro A. Rendano Cosenza
23 mar Teatro Orfeo Taranto
24 – 25 mar Teatro Team Bari
26 – 28 mar Teatro Lendi Sant’Arpino
29 mar Teatro Diana Nocera Inferiore
16 apr Teatro Italia Eboli
17 apr Teatro Italia Acerra
18 apr Teatro Magic Vision Casalnuovo
19-22 apr Teatro Brancaccio Roma