“GIULIA”: AMICI PER GIOCO, AMICI PER SESSO

Lo spettacolo Giulia La mia migliore amica racconta la relazione tra Matteo e Giulia, due amici per la pelle. A tal punto che una notte da sonnambuli fanno il miglior sesso della loro vita, svegliandosi sconcertati e confusi all’apice dell’amplesso. È assurdo, grottesco e anche inaccettabile. Quasi surreale. Ma tant’è che la realtà è davanti ai loro occhi, e senza preservativo. L’amicizia reciproca è l’unica certezza che hanno nelle loro vite da trentenni, in un mondo inafferrabile che si modifica a vista d’occhio.

Lo spettacolo è stato scritto da Luca Rodella che ha firmato anche la regia ed è in scena al Teatro Linguaggicreativi di Milano dal 9 all’11 novembre. Ne sono protagonisti Alessandro Grima e Sara Zanobbio. Le musiche dal vivo sono di Diego Paul Galtieri.

Quattro domande a Luca Rodella

“Perché i due protagonisti si ritrovano a vivere una situazione assurda?”

“Perché tutto parte da una circostanza iniziale un po’ surreale. I due si trovano infatti a letto da migliori amici ma con la natura che spinge, e quindi si trovano fisicamente in un amplesso non previsto e non protetto. Parte da questo grande evento che tecnicamente è un po’ onirico, è un po’ un sogno, però devono farci i conti. Sembra molto strano che questa cosa possa accadere. In realtà anche a livello medico ci sono stati dei casi in cui durante il sonnambulismo è possibile avere dei rapporti sessuali, però è abbastanza assurdo. E poi si torna alla realtà e bisogna fare i conti con quest’evento, sia a livello emotivo che a livello sociale, perché se non si è una coppia, la cosa può essere abbastanza disturbante. Poi c’è la gravidanza e da lì parte tutta la commedia.”

“C’è del grottesco in questo spettacolo?”

“Leggermente, ma l’impianto è abbastanza realistico. Dal surreale si arriva al paradosso più che al grottesco, però le situazioni sono plausibili e i drammi diventano poi molto quotidiani e riconoscibili, quindi non c’è una distorsione della realtà se non per questo primo evento all’inizio della commedia. E’ paradossale.”

“Quanto è necessaria la coppia stabile in una società come la nostra?”

“Questa è una bellissima domanda. Non ne ho la più pallida idea, nel senso che guardandomi intorno, nelle mie esperienze personali dirette e indirette, a me sembra che non sia più fondamentale. La società diventa liquida e i confini tra i vari schemi dei valori da cui proveniamo si dissolvono. Io dico sempre che al posto di avere dei tratti marcati abbiamo dei tratti all’acquerello, quindi la cosa interessante è cercare di venire a patti con i propri orologi biologici, trovando però nuove formule di coppia stabile e di famiglia. Questo è l’aspetto con cui vengono a confrontarsi i due personaggi, però non credo che sia del tutto necessario. Devo dire che però una sorta di abitudine si fa sentire. Ecco perché se certe cose magari funzionavano un po’ prima, noi magari andiamo a ricercarle come retaggio culturale. La cosa però suona un po’ più strana in un contesto sociale in cui siamo pieni di input e di possibilità. Chiudersi nella stabilità ci fa sembrare di morire per non avere altre scelte. I personaggi hanno invece voglia di continuare a scegliere.”

“Quali sono i sentimenti che emergono nello spettacolo?”

“I sentimenti sono principalmente due: l’amicizia e quello amoroso. Però anche questi due possono sembrare delle categorie sociali già decodificate e quindi si cerca di far fronte ad un aspetto tra persone puro e molto forte che si prova a far rientrare in queste due categorie. Però poi bisogna anche riconoscere che c’è un aspetto che non si può nominare o che va riscoperto e che magari non è neanche un misto tra le due cose, ma che è proprio una cosa più pura e più ancestrale. E’ proprio un andare verso una persona: può essere un’empatia, una simpatia, un connubio tra anime e affini. Questo lo devono un po’ capire, quindi diciamo che tra i due sentimenti che ho citato prima ce n’è un terzo che emerge e che non ha nome. Però è più forte di tutti.”