Il Grigio è un racconto teatrale scritto da Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Un testo ora prodotto dal teatro nazionale di Genova che apre la stagione del Teatro Carcano di Milano, dove sarà in scena in prima nazionale fino al 13 ottobre.
Rielaborato e diretto da Giorgio Gallione, lo spettacolo vede come unico protagonista Elio, il leggendario leader delle Storie Tese. Qui il cantante si cala nei panni di un uomo pieno di problemi personali che sceglie di allontanarsi da tutto. Si ritira quindi in campagna per condurre un’esistenza da eremita, funestata però da un fantomatico topo, il grigio, appunto. Un ratto che gli causerà numerosi incubi disturbandone il tanto agognato bisogno di pace.
Elio, il teatro e Gaber
In conferenza stampa al Teatro Carcano di Milano, Elio ha parlato, tra le altre cose, del suo rapporto con il teatro: “Di sicuro non sarei stato capace di fare un monologo di due ore.” La bellezza dello spettacolo sta però nell’aver fatto un lavoro che gli sta addosso come un seconda pelle. “E’ qualcosa di molto simile a me” – continua Elio – “Inoltre io, che ho sempre amato stare sul palcoscenico in compagnia, questa volta sono completamente da solo. Qui sono insieme a un topo, che non si sa nemmeno se esiste, perché forse è tutto inventato.”
Il cantante aggiunge di essere sempre stato uno “jannacciano” e di avere “frequentato” poco Gaber. “Quando l’ho incontrato mi ci sono buttato dentro. Di solito quando faccio qualcosa e scopro che mi piace, so che ci entro dentro e non ne esco più. Quindi cerco sempre di limitare il numero delle mie passioni.” Ma per chi è l’arte di Elio? “Quando intraprendo un cammino lo faccio soprattutto per me, perché ho voglia di fare qualcosa sul palcoscenico. Ovviamente, se piace anche al pubblico, sono contentissimo.”
La parola al regista Giorgio Gallione
“Che tipo di lavoro ha fatto sul testo di Gaber e Luporini?”
“Ho preso questo monologo di grande potenza narrativa ed evocativa, e ho provato a mischiarlo con canzoni di Gaber e Luporini, scritte soprattutto dopo la costruzione del Grigio. Il lavoro di Gaber è stato da me utilizzato sulla grande maschera della commedia all’italiana che era Il signor G., cioè l’uomo contemporaneo di quegli anni e di oggi. Ho continuamente elaborato ed esplorato questo mondo un po’ sociologico, politico ed esistenziale. Ho rubato – soprattutto dalla produzione posteriore al Grigio – delle canzoni che mi sembravano il perfetto compendio di questo racconto. Quindi non è uno spettacolo di teatro-canzone, ma ha una linea narrativa coerente e unica. Grazie al talento specifico di Elio abbiamo inserito una decina di canzoni: I mostri che abbiamo dentro, Il sosia, Io come persona, L’uomo che sto seguendo. Si tratta di canzoni non conosciutissime del repertorio gaberiano.”
“Perché quest’opera teatrale fu per lei una sorta di rivelazione?”
“Perché nella mia ricerca di allora di giovane teatrante trovai un mix perfetto e stilisticamente diverso di immedesimazione, di astrazione, di evocazione, di capacità narrativa e di tecnologia: uno Stanislavskij recitato al microfono, perché Giorgio lavorava sia con il “gelato” (un tipo di microfono senza fili; n.d.r.) che come una sorta di Cechov contemporaneo. Quindi fu una grande intuizione. Stavo cercando un teatro non naturalistico ma contemporaneo e quell’illuminazione mi ha lasciato un segno.”
“E’ giusto dire che il topo, che all’inizio sembrava solo un elemento negativo di disturbo, alla fine porterà al protagonista qualcosa di positivo?”
“Tutti facciamo bene a guardarci allo specchio e a cercare di svelare ogni tanto il Mr. Hyde che c’è in noi o la parte nera del nostro ritratto di Dorian Gray. E’ quello che fa questo personaggio. Perciò, se all’inizio la percezione di questo rosichio esistenziale è dolorosa, alla fine può anche essere liberatoria e catartica. Soprattutto per un personaggio come questo, che fa lo sceneggiatore e che quindi dovrebbe essere una perla della società contemporanea, è liberatorio vedere e quindi ammettere quelle zoppie che fanno parte di tutti noi.”
“Siamo quindi di fronte a uno specchio delle contraddizioni della società?”
“Sì, della società e dell’essere umano.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Brunella Portoghese per il supporto professionale