Nell’estate del 1990 una giovane coppia entra in un albergo fatiscente. Sembrano due sposini appena tornati dal viaggio di nozze in Sudamerica, ma forse nascondono qualcosa… A chiarire la storia saranno due bizzarri narcotrafficanti che insieme allo strampalato portiere di notte daranno vita a esilaranti situazioni. Gianni Clementi e Antonio Grosso portano in scena al Teatro Martinitt di Milano dal 27 aprile al 14 maggio Messico e nuvole, uno spettacolo diretto da Paolo Triestino, che vede protagonisti lo stesso Grosso, Lello Radice, Daniela Ioia, Giuseppe Cantore e Antonello Pascale.
Intervista ad Antonio Grosso
“A che cosa è dovuta la tensione fra i due sposini?”
Non posso svelare troppo perché altrimenti rovinerei la sorpresa. Però ti pposso dire che la tensione è dovuta a qualcosa di più grande che c’è tra di loro. Nelle loro vite forse è entrato il destino a gamba tesa. Non si capisce bene se sono due persone che non si sono mai conosciute o che cosa sia successo.
“E’ possibile affrontare un tema serio come quello del narcotraffico con ironia?”
Sì, è possibilisssimo. In questi anni io ho fatto tanti spettacoli come “Minchia signor tenente” in cui si parlava di mafia, oppure la morte di un padre e di un figlio con “L’invisibile che c’è”, ho affrontato dei preti contro camorra e mafia, tutto sempre in chiave ironica e comica. Questo spettacolo è stato definito da me un noir comico.
“Il viaggio è stato un tentativo per i due sposini di cambiare le loro vite?”
Assolutamente sì, però non è detto che ci riescano, perché forse la loro vita cambierà in peggio.
“Perché avete preso in prestito il titolo di una canzone di Enzo Jannacci?”
Perché c’è un riferimento particolare a quello che succede durante lo spettacolo. A me piace prendere in prestito i titoli delle canzoni e trasformarli in titoli dei miei spettacoli.