E’ considerato uno dei riconoscimenti nazionali più importanti del teatro italiano: il premio Hystrio festeggia la 29a edizione al Teatro Elfo Puccini di Milano con una tre giorni sabato 8, domenica 9 e lunedì 10 giugno 2019.
La vittoria del teatro
La serata finale vedrà ufficialmente premiati i vincitori selezionati dalla giuria composta dai collaboratori, dai redattori e dal direttore della rivista Claudia Cannella. Un’occasione imperdibile per addetti ai lavori e non. Una vetrina ideale, un luogo di scambio culturale e di rinnovamento generazionale per esordienti e professionisti della scena, che vede un unico grande protagonista vincitore: il teatro.
Sei le categorie del Premio: interpretazione, regia, drammaturgia, Altre Muse, Iceberg e Corpo a Corpo. Uno dei vincitori è Paolo Pierobon, che ha conquistato il Premio Hystrio all’interpretazione.
La parola a Paolo Pierobon
“Immagino che questo premio non sia per te un punto d’arrivo, quanto il punto di una partenza ancora più entusiasta, giusto?”
“Esattamente. I premi fanno sempre piacere, e infatti non credo mai a quelli che dicono che non sono importanti. E’anche vero però che dopo un premio non si diventa più bravi. Anzi, sono indubbiamente uno stimolo per alzare ancora di più l’asticella.“
“Hai già qualche progetto per il futuro che ci puoi anticipare?”
“Visto che negli ultimi 6-7 anni non ho fatto altro che correre come un pazzo, sicuramente in teatro l’unico spettacolo che farò l’anno prossimo sarà Zio Vanja al Teatro Stabile di Torino. “
“Senza ovviamente far torto a nessuno, chi sono state le persone da te incontrate nel tuo percorso professionale che più hanno contato nella tua formazione?”
“Sicuramente Luca Ronconi e prima di lui il Teatro dell’Elfo, perché sono quelli con cui ho fatto più esperienza e il maggior numero di spettacoli. Questo però non è l’unico motivo: hanno contato tanto anche perché – seppur con ispirazioni e metodi totalmente diversi – sono riusciti a farmi capire e aprire ancora di più la mente riguardo ai testi e al palcoscenico. Mi hanno dato un grandissimo aiuto. Però sono stati importanti tutti quanti quelli che ho incontrato, come per esempio anche Eimuntas Nekrošius, che per me è stato fondamentale. Per ultimo non posso non citare Martin Kusej, un regista austriaco che adesso è il direttore del Burgtheater di Vienna.”
“Tu hai molto successo anche nelle fiction televisive. Quant’è importante la scuola del teatro per chi fa tv?”
“Bisogna stare attenti: credo che in linea di massima sia molto importante avere una preparazione teatrale per poi andare sul set. Però è anche vero che sul set ho incontrato attori o attrici già molto abili e agili davanti alla macchina da presa. Erano molto disinvolti e capaci anche se non avevano mai visto il palco in vita loro. E’ una questione un po’ relativa. Però il meccanismo di ripetizione delle scene scandito dai ciak è molto simile a quello delle repliche e delle prove teatrali, e chi arriva in tv con questa padronanza è sicuramente avvantaggiato.
Indubbiamente, poi, la recitazione televisiva è molto più quotidiana rispetto a quella teatrale. Sono quasi due mestieri diversi. E’ anche una questione di concezione del tempo: il teatro è l‘hic et nunc, e se non si coglie quell’attimo, va tutto a catafascio. Questo condiziona tantissimo non solo la sceneggiatura, ma anche i volumi, il buttare via la frase anziché sostenerla per renderla incisiva sul palco. E’ un lavoro completamente diverso rispetto a un primo piano. Allo stesso tempo, però, ci sono moltissime analogie, perché anche nel racconto teatrale vengono fatti i fuochi, i campi lunghi e quelli stretti. Sono tutte cose che vengono utilizzate.
“Un consiglio per tutti quei giovani che aspirano a diventare attori…”
“Il consiglio che posso dare è quello di imparare tantissimo a fare una cosa: ascoltare, che non è mai una cosa facile. Lo sembra a dirsi, ma non lo è.
Inoltre, soprattutto nei primi anni, bisogna intraprendere la sfida e avere l’orgoglio e la fierezza di vivere di questo mestiere, di potersi permettere di andare avanti economicamente solo con le forze di questo lavoro, senza inventarsi né improvvisarsi insegnanti di teatro e recitazione a 28 anni. Consiglio di puntare dritto a mantenersi con questo mestiere piuttosto che diventar famosi o i migliori in assoluto. Questo mi sembra un buon presupposto. Inoltre, quando il bisogno preme, le capacità si affinano.
Bisogna vivere veramente il mestiere del teatro come una sfida e darsi una scadenza: cinque, sei, sette anni e vedere come va. Altrimenti, se in famiglia si hanno i soldi, si finisce con l’impigrirsi e sul palco si vede. Oltretutto, gli orari dell’attore teatrale sono molto diversi da quelli dei set televisivi, che hanno ritmi molto più normali. A teatro si è tutte le sere sul palco e questo spesso taglia fuori da un tessuto sociale fatto di serate con il partner o gli amici. Il nostro è un mestiere sempre più difficile, raro e prezioso, e non ci ordina certo il dottore di farlo!”
- Intervista di Andrea Simone
- Le audizioni sono aperte al pubblico. L’ingresso alle serate è libero
- Si ringrazia Isabella Rotti per il supporto professionale
I VINCITORI:
Il Premio Hystrio all’interpretazione va a Paolo Pierobon;
Premio Hystrio alla regia ad Alessandro Serra;
Il Premio Hystrio alla drammaturgia è stato assegnato a Lucia Calamaro;
Premio Hystrio-Altre Muse a Marta Cuscunà;
Il Premio Hystrio-Iceberg va a Teatro dei Gordi;
Il Premio Hystrio-Corpo a Corpo è stato attribuito a Simona Bertozzi;
Premio Hystrio-Twister a L’Abisso di e con Davide Enia;
Riccardo Buffonini e Marta Dalla Via conquistano il premio Mariangela Melato;
Premio Hystrio alla Vocazione per giovani attori;
Infine il Premio Hystrio-Scritture di Scena va a Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano
Anche per quest’anno, il Premio Hystrio ospita il Premio Mariangela Melato, dedicato a giovani attori professionisti. L’intenso programma delle tre giornate, a ingresso libero, prevede le audizioni dei giovani attori, spettacoli, un incontro, una presentazione e la serata delle premiazioni.