“IERI E’ UN ALTRO GIORNO”: 24 ORE DI ORDINARIA FOLLIA

Capita a tutti di vivere una giornata strana, surreale, imprevista e imprevedibile, dove niente va come dovrebbe andare e l’unica costante è l’assurdità delle situazioni. Capita tutte le sere al Teatro Martinitt di Milano anche a Pietro Paolucci, un pedante e rigido avvocato, costretto suo malgrado a stare a stretto contatto per un giorno con l’individuo più strano che abbia mai incontrato.

Ieri è un altro giorno, degli autori francofoni Sylvain Meniac e Jean-François Cros che con questa commedia hanno vinto nel 2014 il Premio Molière, è in scena fino al 22 aprile. Adattato da Luca Barcellona e diretto da Eric Civanyan, vede protagonisti Antonio Cornacchione, Gianluca Ramazzotti, Milena Miconi, Stefania Barca, Alessandro Sampaoli e Antonio Conte.

Quattro domande ad Antonio Cornacchione

“Perché l’incontro con il personaggio da lei interpretato manda così in crisi Pietro?”

Perché Pietro è un maniaco compulsivo. Ha mille tic, vuole tenere tutto sotto controllo e avere il dominio di ogni cosa. Io invece faccio la parte di un morto che ritorna in vita e lo destabilizza. Cerco di aiutarlo ma faccio dei danni incredibili. Alla fine, però, Pietro impara qualche cosa da me.

“Quanto cambierà la vita dei protagonisti dopo il loro incontro?”

Tanto, perché Pietro ritornerà insieme alla vecchia fidanzata e forse diventerà anche un po’ più tenero. Sarà meno legato all’ordine e alla disciplina. Io sistemo quello che devo sistemare e ritorno nel mondo da cui provengo. Sono una specie di angelo.

“Siamo di fronte a una commedia dell’assurdo che strizza un po’ l’occhio a Beckett e Jonesco?”

Magari fosse così! Questa domanda farà molto piacere agli autori francesi, gliene parlo subito! Non so se aspirino ad arrivare a tanto, ma sarebbe un ottimo risultato. Di sicuro siamo di fronte a una commedia inusuale per il teatro italiano. L’aggettivo “surreale” calza a pennello. Non c’è la classica consequenzialità a cui siamo abituati.

“Lo spettacolo sta ottenendo un grande successo di pubblico e di critica. Oltre alla vostra bravura, pensa che molto si debba anche al testo?”

Senz’altro, perché è molto ben strutturato e ben congegnato. Inoltre si può improvvisare pochissimo. Gli attori sono legati gli uni agli altri tramite un meccanismo ad orologeria molto preciso che non prevede il disordine. Forse io sono l’unico che si può permettere qualche libertà ma davvero molto poca, perché ci sono dei tempi prestabiliti da rispettare. E’ questo il fascino dello spettacolo.