In una grande metropoli del nostro tempo, concitata e ipermoderna, pagana e selvaggia, corrotta e violenta, un evento inaspettato scatena il disordine e porta ogni cosa sull’orlo della catastrofe: l’arrivo di Satana, nella persona dell’enigmatico e oscuro Voland. Un personaggio ambiguo, un Mefisto dei nostri giorni, la cui unica pietà cade sulla vicenda di un drammaturgo fallito, il Maestro, e della sua amata Margherita.
Il Maestro e Margherita è in scena al Pacta Salone di Milano fino al 20 gennaio. Tratto dall’opera di Mikhail Bulgakov e adattato da Michele Sinisi, è diretto da Paolo Bignamini e vede in scena come protagonisti Matteo Bonanni, Mario Cei, Federica D’Angelo e Luciano Mastellari.
La parola a Paolo Bignamini
“Perché la figura di Voland ha così tanto potere da rompere completamente gli equilibri?”
“Voland è una specie di reagente nel consesso umano e nella comunità degli uomini. In Bulgakov, quando Voland arriva a Mosca, smaschera una serie di contraddizioni con cui l’uomo ha a che fare in quel tempo. Infatti è molto celebre l’incipit del romanzo che racconta l’incontro di Voland con due intellettuali ingenuamente sicuri delle proprie posizioni. In maniera macabra Voland smaschera la superficialità di quelle posizioni. Spostando l’ambientazione dalla Mosca degli anni ’30 a una Milano contemporanea, abbiamo cercato di verificare come questo smascheramento della presenza di Voland nella società potesse reagire con la nostra società e con il mondo che noi conosciamo meglio.”
“Perché la figura del Maestro ci viene presentata in uno stato di infelicità così forte?”
“Il Maestro è uno scrittore, un artista, una figura effettivamente infelice perché è un sognatore. E’ qualcuno che – in Bulgakov come nel nostro lavoro – pecca di idealismo, di un’ingenuità buona che si scontra con delle regole che probabilmente ha sottovalutato. A me interessava indagare questa contraddizione. Voland ha più pietà per il Maestro, infatti consente al Maestro e a Margherita di avere una sorta di seconda occasione per il loro amore, anche se non ha lo stesso valore di prima; non è una possibilità reale ma metaforica. Però ha pietà di un’ingenuità buona. E’ invece impietoso nei confronti della sicurezza un po’ superficiale e presuntuosa che hanno i due intellettuali. Il Maestro vive un’infelicità reale che gli viene perdonata volentieri.”
“Che differenze ci sono rispetto al testo di Bulgakov?”
“Il lavoro della drammaturgia di Michele Sinisi è abbastanza radicale nella riscrittura, soprattutto per quanto riguarda la figura di Voland. Però volevamo mantenere una fedeltà ai grandi temi che Bulgakov pone nel romanzo. Quindi abbiamo cercato di essere il più possibile fedeli e per farlo abbiamo tentato di non scriverne una riduzione, perché sarebbe stata una sfida persa con un libro così vasto, bello e stratificato. Ridurlo per il teatro ci avrebbe fatto perdere troppe cose. Abbiamo semplicemente scelto tre linee di indagine che hanno coinciso con un percorso durato per tutto lo scorso anno in cui abbiamo messo in scena tre studi su personaggi su cui ci interessava indagare: uno su Voland, uno su Pilato e uno sul rapporto tra due amanti, il Maestro e Margherita. Quindi c’è allo stesso tempo un grande rispetto, un atteggiamento umile nei confronti del romanzo di Bulgakov. Abbiamo cercato di fare nostro il romanzo, di dire un nostro punto di vista su quel tipo di lavoro.”
“Siamo di fronte a un romanzo nel romanzo e al teatro nel teatro?”
“Siamo sicuramente di fronte a un romanzo nel romanzo. Non saprei dire se è teatro nel teatro, però posso dire che il teatro, che ingenualmente viene sempre considerato una finzione e una rappresentazione della realtà, spesso viene considerato meno vero della realtà. In questo caso noi abbiamo voluto utilizzare il linguaggio del teatro per fare come fa Voland, per svelare qualche cosa. Quindi portiamo in scena qualcosa che vogliamo sia profondamente reale e vero. In questo senso il teatro è il linguaggio che ci consente di entrare fino in fondo nell’anima del romanzo che abbiamo incontrato.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Colombo per la gentile collaborazione