La rimozione è quel processo attraverso il quale quotidianamente allontaniamo dalla nostra coscienza desideri, pensieri e memorie e la cui presenza è per il nostro io in qualche maniera insostenibile. Oggi più che mai impieghiamo grande parte delle nostre energie per rimuovere. Ma un mondo che non dialoga con se stesso è un mondo? Dove finisce il nostro essere sensibili? Il Nulla – The Void è in scena al Teatro Out Off di Milano fino al 21 ottobre. Il testo e la regia sono di Massimiliano Cividati e ne sono protagonisti Michele Basile, Alex Cendron, Camilla Pistorello, Camilla Violante Sheller e Adagisa Vavassori.
Intervista a Massimiliano Cividati
“Come avviene il processo della rimozione?”
“Pur essendo uno dei processi psichici più diffusi e frequenti, è quello che forse oggi ci garantisce con maggior frequenza di poter sopravvivere. La quantità di stimoli e di informazioni che riceviamo sono troppi, ne consegue chei in qualche maniera dobbiamo difenderci, dobbiamo alzare delle barriere che non tanto impediscano alle informazioni di entrare, quanto, piuttosto, di scivolare oltre.”
“Perché lo mettiamo in atto?”
“Perché la nostra struttura neurologica è finita, ci sono un numero di informazioni e di stimoli finito che può gestire ogni giorno, soprattutto se questi stimoli vanno a solleticare le emozioni. Ecco perché abbiamo bisogno di difenderci. Faccio un esempio banalissimo: mia nonna, classe 1920, non era in grado di mangiare con la televisione accesa, perché? Perché le informazioni che arrivavano da un qualsiasi programma e ancor di più da un telegiornale non erano per lei compatibili per lei con l’atto di mangiare. E’ come se due cose, per lei, non potessero contemporaneamente entrare nella stessa persona. Noi abbiamo sviluppato apparentemente una pelle molto più resistente di quella che aveva mia nonna e riusciamo spesso a far convivere una tragedia in una qualche parte del mondo con la nostra insalata poco condita.”
“Cosa significa che lo spettacolo è costruito con la logica della play list?”
“I processi psichici sono dei processi tangenti. Non sempre c’è una logica narrativa lineare, aristotelica, con inizio, sviluppo e fine, ma si aprono, conducono altrove spesso, appunto, in maniera tangente. Un’esperienza, un accadimento, un evento e un’immagine si collegano direttamente con qualcos’altro. Abbiamo cercato in questo spettacolo di usare un meccanismo di questo tipo e soprattutto di provare a giocare con i nostri spettatori sulla rimozione. Che cosa succede se io in prima persona come spettatore sono continuamente chiamato a rimuovere quello che accade sul palco per poter accedere alla scena successiva? Rimuovere vuol dire anche azzerare emotivamente. E’ un processo faticoso, sia che si tratti di qualcosa di estremamente leggero che pesante. Perché lo spettacolo, ci teniamo a dirlo, non è cupo, pieno di dolore e sofferenza, ma cerca di affrontare il tema anche con dei momenti di grande leggerezza.”
“E’ uno spettacolo che non segue una logica narrativa tradizionale?”
“Sì, esatto, perché i processi psichici non sono lineari. In questo caso, siccome l’oggetto dell’indagine è proprio quello, abbiamo cercato di seguire lo stesso percorso.”