Bruno e Francesco sono due fratelli caratterialmente agli antipodi: Bruno è pigro, scansafatiche, e se potesse uccidere chi ha inventato il lavoro, lo farebbe; Francesco è invece un ragazzo vecchio stampo, intraprendente e concreto. Dopo la morte dei genitori, i due si ritrovano a condividere un appartamento che hanno ricevuto in eredità. La convivenza, già difficile, si complica ancora di più quando Bruno decide di affittare una stanza a due ragazzi del Sud per coprire le spese, ovviamente senza dire niente al fratello. Inizia così una tormentata convivenza a quattro.
Mirko Cannella, Nicolò Innocenzi, Michele Iovane e Jey Libertino sono i protagonisti di Ho adottato mio fratello, un testo da loro diretto e scritto con Nazzareno Mattei, in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 18 febbraio.
La parola a Michele Iovane
“Parlaci un po’ di Rosario, il tuo personaggio”.
“Rosario è un ragazzo di Palermo che si trasferisce a Roma per inseguire il sogno di fare l’attore. Ha un carattere molto puro e infantile, quindi a volte non si rende conto di tante cose: per esempio, dopo un provino in cui gli dicono che gli faranno sapere, lui pensa di essere andato benissimo; invece è stato un disastro su tutta la linea. Assieme all’altro ragazzo del Sud è il personaggio comico dello spettacolo”.
“Questa commedia può essere anche uno specchio della nostra società di oggi?
“Assolutamente sì, perché presentiamo tematiche attuali come il gioco d’azzardo e la fratellanza. Parliamo poi di rapporti deteriorati tra fratelli. Per esempio, il protagonista è uno che si dà da fare e manda avanti la casa, mentre il fratello, oltre a essere strafottente, ha anche il vizio del gioco d’azzardo, non fa niente e si adagia nella vita. Questo ha portato a una rottura del loro rapporto, anche se poi le cose cambieranno”.
“Senza anticipare troppo, ma rispondendo a livello generale, la situazione precipita offrendo anche una serie di colpi di scena?”
“A noi piace far ridere ma anche far pensare, e nello spettacolo ci sono parti anche un po’ drammatiche. Si ride molto, ma a un certo punto affrontiamo argomenti pesanti, trattandoli però sempre con leggerezza. Le tematiche fondamentali non mancano e vogliamo che la gente esca ridendo, ma cogliendo anche i messaggi importanti che questa commedia manda. Alla fine dello spettacolo o in seconda sede, il pubblico ci ha sempre detto di essere molto soddisfatto”.
“Se nella vita reale ti capitasse una situazione simile, come ti comporteresti?”
“Esattamente come nello spettacolo, quindi vi tocca venire a vederlo!”