IL TORMENTATO LIBERO ARBITRIO DI “IVÀN”

Fausto Russo Alesi porta in scena fino al 16 dicembre al Teatro Studio  Melato “Ivàn”, la storia del secondo dei fratelli Karamazov: il più sofferto, inquieto e ateo dei quattro. A lui Dostoevskij affida il compito di raccontare La leggenda del grande inquisitore nel capitolo che ha come tema centrale il libero arbitrio. La regista Serena Sinigaglia parte da qui per ampliare la sua riflessione sull’uomo.

Fausto Russo Alesi e Serena Sinigaglia durante le prove

Parlano Serena Sinigaglia e Fausto Russo Alesi

“Dostoevskij scrive che senza immortalità non può esservi virtù. Ivàn deve dunque fare i conti con un senso di onnipotenza?”

Serena Sinigaglia“Ivàn è un ragazzo di 23 anni. Non bisogna dimenticare la sua età, è un fattore molto importante: in quegli anni si cerca infatti l’assoluto e si crede ancora che il relativo sia il compromesso e il compromesso sia il male. Invece è un risultato della grande maturità dell’essere umano. Data questa premessa, Ivàn è un ragazzo che cerca davvero il senso della vita e non si arrende. Però perde la partita perché se non si accetta una parte di mistero all’interno della nostra esistenza e si pretende di avere la verità, non si costruisce nemmeno la moralità.”

“Ivàn è un personaggio lacerato da una guerra dentro se stesso tra sentimento e ragione?”

Fausto Russo Alesi“Assolutamente sì. E’ossessionato dal trovare un senso profondo alla vita. Si chiede come sia possibile credere in Dio e nell’amore incondizionato se poi si violentano i bambini. E’ un’assurdità inconcepibile.

Quindi da un lato lui accetta e crede nell’amore di un Dio misericordioso che rappresenta l’amore, dall’altro è tormentato e ha l’intelligenza di un giovanissimo che ha la sua forza proprio nella giovinezza. Ivàn vorrebbe davvero cambiare il mondo.

Questo conflitto lo porta veramente alla pazzia perché non trova un modo per dare una risposta. Questo è profondamente nichilista. Di sicuro è devastante e distruttivo.”

“Le ideologie rigidissime che Ivàn deve sobbarcarsi lo schiacciano o lo rendono orgoglioso?”

Serena Sinigaglia: “Le ideologie schiacciano sempre, perché congelano qualcosa che non può essere congelato. Rappresentano un eccesso di strutturazione. L’uomo invece non può avere il controllo assoluto sul senso della vita, c’è sempre il mistero che sfugge.”

“Il perdono ha qui un significato rivoluzionario perché rende superiore l’uomo con la questione del libero arbitrio molto aperta?”

Fausto Russo Alesi“Certo. Il perdono è rivoluzionario perché è un atto enorme. Non è un gesto semplice per noi umani, quindi è una cosa a cui ambire. Però per l’uomo è fatica. Quindi Ivàn, inventando la leggenda del Grande Inquisitore, mette davanti a Cristo un uomo di Chiesa.

Il poema è ambientato durante l’Inquisizione, un periodo atroce che scaraventa addosso a Cristo tutti i problemi insolubili della natura e della debolezza umane. Davanti a tutta questa violenza tutto quello che fa Cristo è perdonare il Grande Inquisitore con un bacio.

Per questo è un atto rivoluzionario e meraviglioso ma difficile, perché ci si chiede come fa l’uomo a espiare la violenza che lo caratterizza e che produce.