JANIS JOPLIN: LE NOTE STONATE DELLA LEGGENDA DEL ROCK

Il 4 ottobre 1970 se ne andava tragicamente a soli 27 anni Janis Joplin. Considerata insieme a Jim Morrison e Jimi Hendrix una delle figure più significative del rock, la cantante venne uccisa, secondo l’autopsia, da una presunta overdose di eroina. Di lei ci restano due album indimenticabili come Cheap Thrills e I Got Dem Ol Kozmic Blues Again Mama e una versione di Summertime di George Gershwin.

Per rendere omaggio a questa straordinaria figura, dall’ 1 al 3 ottobre va in scena, nel cinquantennale della sua morte, Janis – Take another little piece of my heart: uno spettacolo ideato da Luca Cecchelli, scritto e diretto da Davide Del Grosso. Il regista è anche in scena con Marta Mungo, che ha il ruolo di Janis Joplin.

4 domande a Luca Cecchelli, Davide Del Grosso e Marta Mungo

“Che cosa significa ideare uno spettacolo?”

Luca Cecchelli: “Vuol dire averlo in testa e sapere quali punti andare a toccare per poterlo poi sviluppare. Chiaramente è necessaria la presenza di un regista, di un drammaturgo e di una produzione per realizzarlo in modo concreto. Credo però che il progetto alla base della realizzazione stia nell’ideazione. Faccio un esempio: è come aver fatto un disegno e avere a disposizione tanti colori per poterlo poi realizzare.”

“Perché hai scelto proprio Janis Joplin?”

Luca Cecchelli: “Questo spettacolo cade in una ricorrenza precisa: il cinquantesimo anniversario della scomparsa. Abbiamo scelto questa figura perché è una donna e non è banale dirlo: un’artista in un mondo rock fondamentalmente maschilista.

Parlando di quel periodo, spesso vengono ricordati artisti come Jim Morrison, Jimi Hendrix o il nome di Janis Joplin. Se però si chiede a qualcuno il nome di una canzone della Joplin, che tipo di vita ha avuto o che cos’ha passato, non è affatto una cosa scontata. Non parliamo poi delle nuove generazioni, che addirittura la ignorano completamente.

Il cinquantennale della scomparsa è un’occasione valida per far conoscere questa donna e portarla all’attenzione di un pubblico vastissimo di ragazzi e di adulti, perché Janis Joplin appartiene a una generazione precisa.

“Janis Joplin era un’artista geniale, ma fragile e piena di contraddizioni. Qual è la difficoltà di mettere in scena una figura così controversa?”

Davide Del Grosso: “Quella di non rimanere schiacciata dal proprio background, dal suo passato e dall’icona che è diventata. Questo significa semplificarne la figura. Mi viene in mente una cosa molto bella che dice Hillman sui geni: dovremo smetterla di considerarli degli alieni, ma identificarli come esseri umani molto realizzati, quindi bisognerebbe avvicinarli a noi. Dunque bisogna fare qualcosa per avvicinare Janis Joplin a noi e non dire che è inarrivabile: non lo è. Ci riguarda. Ci riguardano la sua vita, i suoi desideri e le sue tensioni. Questo è sicuramente un aspetto da mettere in campo ed è anche una difficoltà, altrimenti raccontiamo solo l’icona rock.”

“Vi siete concentrati più sul lato artistico o sul lato umano della Joplin?”

Marta Mungo: “L’intento originale nell’idea di Luca Cecchelli era di parlare di Janis nella sua biografia. Tutto il resto ne fa parte, come fa parte della sua realizzazione personale, dunque è parte del racconto. Però l’aspetto dell’adolescenza, il bullismo che ha subito in quel periodo, la fragilità che la rappresentava sono stati punti di partenza. Interpretativamente sono stati fondamentali per me per entrare nel personaggio e raccontarlo. Poi tutto l’aspetto legato al suo genio musicale fa parte del racconto ed è stato bello poterlo esplorare.

Canterò senza la pretesa di fare un confronto o un lavoro di mimesi. E’ stata anche questa una scelta molto chiara che abbiamo fatto all’inizio del percorso. Perché non aveva senso eguagliare una vocalità così straordinaria e precisa. Più che altro è stato interessante fare un ragionamento interpretativo sulla mia vera voce. Come posso metterla al servizio di questo racconto? Questa è stata la chiave. Ci sono due momenti in cui canto e sono molto contenta di farlo!”

Intervista video di Andrea Simone