“L’uomo dal fiore in bocca”, intervista al cast

Il protagonista di L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello è un uomo dal destino segnato. Questa condizione personale, fatale e inaspettata, lo spinge a riflettere sul mistero della vita, tentando di penetrarne la sua essenza e il suo mistero.

L’uomo dal fiore in bocca è in scena al Teatro Litta di Milano fino al 2 aprile. Diretto da Antonio Syxty, lo spettacolo vede protagonisti Paolo Cosenza e Nicolas De Alcubierre.

Quattro domande ad Antonio Syxty, Paolo Cosenza e Nicolas De Alcubierre

In che cosa il destino del protagonista è segnato?

Antonio Syxty: E’ un destino segnato perché la natura non guarda in faccia e tante volte sceglie delle persone, a cui, come dice il protagonista, fa un regalo terminale per cui questa persona è destinata a lasciare questa vita.

Che riflessioni trae il protagonista sul mistero della vita?

Antonio Syxty: Una grande riflessione: che essa, a seconda di come la si guarda, assume un significato diverso. Quindi se si sa di doverla lasciare, la si vede con occhi completamente differenti e la si vive anche in maniera diversa.

Che valore assumono particolari fino a pochi momenti prima insignificanti?

Paolo Cosenza: In effetti questo testo, che parla specificamente di una malattia può essere preso come esempio della condizione umana. Il protagonista dice infatti che ognuno pensa a quello che farà domani e dopodomani, però sappiamo benissimo che siamo mortali. Di conseguenza non abbiamo la sicurezza dell’immortalità e se anche lui ha questa coscienza perché sa che dovrà morire e ha questo fiore in bocca che rappresenta la malattia che lo consumerà, questa è una condizione che si può estendere all’intero universo, proprio perché comunque la caducità della nostra esistenza è legata al nostro essere.

Quindi avere questa consapevolezza lo porta ad essere attento a tutti i particolari e a tutti i frammenti di vita che lui sta cercando di rubare con gli occhi, quasi per accrescere la sua fame di vita e assaporare, come dice il testo, la vita, per dare un senso maggiore sia al passato che al futuro, anche se è limitato.

Che cosa rappresenta la stazione ferroviaria dove si svolge la scena?

Nicolas De Alcubierre: E’ un luogo di attesa, quindi è un luogo transitorio dove si sviluppa la vicenda, anche se noi abbiamo un po’ spostato il set. Non saremo proprio in una stazione ma in una galleria, che è sempre un luogo di attesa, quindi di passaggio, dove i due personaggi, l’uomo che si sta avvicinando alla fine e il giovane pieno di vitalità e in piena fase di vita, hanno un dialogo tra due figure opposte.

  • Intervista video di Andrea Simone
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  • Si ringrazia Alessandra Paoli