“LA COMMEDIA DELLA VANITÀ”: IL ROGO DEI LIBRI

Sotto la dominazione nazista, il regime di Adolf Hitler stabilì che la vanità dovesse essere bandita dal Paese e che quindi ogni strumento che la rappresentasse andasse distrutto. Per i trasgressori la pena sarebbe stata la morte. Il popolo accolse con entusiasmo la legge, un entusiasmo che culminò con un grande rogo fatto dai nazisti a Berlino il 10 maggio 1933. Il rogo dei libri, dei ritratti, delle foto e degli specchi.

La commedia della vanità del premio Oscar per la letteratura Elias Canetti è in scena al Pacta Salone di Milano fino al 19 maggio. Diretto da Annig Raimondi (presente anche in scena), lo spettacolo vede protagonisti Maria Eugenia D’Aquino, Paui Galli, Riccardo Magherini, Alessandro Pazzi ed Eliel Ferreira de Sousa.

Parla Annig Raimondi

“Quali saranno le conseguenze del rogo di Berlino?”

“Le conseguenze saranno devastanti, perché il rogo dei libri a cui si ispira Canetti diventa il rogo degli specchi e di tutti gli strumenti atti a riprodurre l’immagine dell’essere umano.”

“Nel rogo vennero infatti distrutte anche delle fotografie. Perché l’uomo senza la sua immagine non vale niente?”

“Perché l’immagine permette di costruire la propria identità all’esterno. In realtà ha valenze sia positive che negative, perché conoscere la propria immagine vuol dire anche sfuggire alle maglie del potere e capire come si è, come si appare e come si vorrebbe invece liberarsi con una mutazione da una certa etichetta. Questo lascia un margine di libertà, ma nello stesso tempo c’è uno svuotamento interiore ed è proprio questo l’aspetto contro cui Canetti punta il dito: l’identità non è certo forma né apparenza. Però è il modo per essere riconosciuti dagli altri, per essere uno in mezzo a una massa e avere un proprio valore interiore.

Il discorso dell’uomo in Canetti verte su tutto ciò che il potere controlla nell’uomo: il proprio corpo, le mani, gli atteggiamenti e le attitudini. Non vedersi mai vuol dire perdere il senso di quello che si è, il peso che si ha in mezzo agli altri. L’unico modo è stringersi in una massa che non è rappresentata da tante identità messe insieme, ma da un disfacimento in mezzo a molte altre persone senza mantenere la propria identità. Questo è quello che succede quando la distruzione degli specchi, delle macchine fotografiche e delle immagini impedisce la ricostruzione cosciente di quello che si è. L’unica soluzione è passare a una metamorfosi continua per sfuggire al potere oppure stringersi in una massa che però non ha identità nell’uomo.”

“La commedia ha anche un senso filosofico, giusto?”

“Sì. E’ comunque sempre presente il tema del segreto dentro a qualsiasi forma di potere. Nessuno può mai arrivare a quel nocciolo sconosciuto. Il potere dà un illusione di libertà, ma ci guida sempre attraverso i propri percorsi. Quindi, da parte dell’essere umano c’è un continuo sfuggire a un controllo per poter esistere in pieno e riuscire a vivere, perché qualsiasi struttura in cui viviamo è caratterizzata dal potere: dalle scuole alle carceri fino agli istituti di formazione. Siamo continuamente sorvegliati, immersi in situazioni dove nulla sfugge. Il segreto vero non può essere detenuto dal semplice singolo individuo, ma è in mano a quelli che possiedono il potere e che non si sa mai esattamente chi siano: possono essere i nuclei allargati o uno solo.

In questa commedia però si ride, perchè è caratterizzata da un tentativo umano di costruirsi una vita e una sopravvivenza attraverso questi divieti. Sono atti di sopraffazione quelli che il potere mette in moto, perché ciascuno deve affilare le proprie capacità in un mondo che impone le situazioni coercitive, anche se La commedia della vanità sembra una grande festa. In realtà però accade di tutto e di più.”

“E’ un caso che questo spettacolo venga rappresentato proprio nell’86mo anniversario del rogo di Berlino?”

“Sì, perché seguo questo testo da tanto tempo, ma ne ho ottenuto i diritti soltanto nel 2016. E’ un caso, anche se poi è l’evento scatenante di tutta la vicenda.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Colombo per la gentile collaborazione