LA RINASCITA DEL TEATRO SECONDO ALBERTO OLIVA

Un crowdfunding per far ripartire il teatro che ha come intento la pubblicazione di un libro. Alberto Oliva, giovane ed eclettico regista, non si fa intimidire dal Coronavirus né tanto meno si scoraggia, ma sceglie di mettere su carta le fatiche e i successi del teatro nei suoi momenti di difficoltà, oltre alla sua capacità di adattarsi ai momenti più difficili mettendo al passo coi tempi le proprie strategie di risoluzione dei problemi.

Intervista ad Alberto Oliva

“Il tuo progetto si articola in cinque fasi. Quali sono?”

La prima riguarda le dirette Facebook che ho deciso di lanciare per portare avanti una mia passione riscoperta da qualche anno: la storia del teatro in cui mi sono laureato. Siccome all’inizio del lockdown ci siamo spaventati molto e tutto il mondo del teatro ha addirittura immaginato che lo spettacolo dal vivo fosse finito per sempre, sono andato a ricercare altri momenti nella storia in cui i teatri erano stati chiusi e i mezzi con cui all’epoca sono stati affrontati questi periodi di chiusura, a volte anche molto lunghi. Si tratta di chiusure dovute a ragioni politiche o sanitarie.

Ho quindi deciso di dedicare una diretta Facebook a questo tema che ha avuto subito un bel successo: si è creata una comunità web che ha deciso di seguirmi e mi ha chiesto di andare avanti. Per un mese e mezzo ho dunque continuato, realizzando sei dirette Facebook su temi legati alla quarantena e andando a ricercare analogie nella storia del teatro.

Poi ho deciso di lanciare anch’io la mia personale “fase 2” di questo progetto. L’obiettivo è raccogliere tutto questo materiale e quello che metterò in scena nel prossimo periodo, e di pubblicare un libro che racconti dei modelli di rinascita e rigenerazione del teatro, cioè di tutte le volte in cui il teatro si è trovato in difficoltà e ha cercato di rinascere.

Per farlo sono passato alla terza fase e ho aperto una campagna di crowdfunding: ho chiesto a tutti quelli che ne avranno voglia di darmi un sostegno anche piccolissimo; si parte da un minimo di 10 euro fino a 500 euro. Una cifra ingente che li fa diventare “book ambassador” e gli dà la possibilità di scrivere il libro con me. C’è stata una bellissima adesione da parte di tantissime persone che in cinque giorni mi ha fatto arrivare a più del 50% del budget prefissato. I sostenitori sono più di 30.

In cambio io continuo con le dirette Facebook previste fino a giovedì 30 aprile su un gruppo privato con cui stiamo creando la community per scrivere questo libro e pensare insieme a pratiche di rigenerazione del teatro. Siamo così alla quarta fase. La quinta e ultima consiste nel tornare in scena con qualcosa che nasce da questa ricerca”.

“Che titolo avrà il tuo libro e quando speri di farlo uscire?”

“Io vorrei chiamarlo “La bellezza ci salverà (Perché ci ha già salvato)”: si tratta di andare a cercare quelle buone pratiche che hanno salvato il teatro e permesso agli artisti di reinventarsi. Un caso che mi piace sempre citare è quello di Shakespeare: quando lui aveva 28 anni, a Londra scoppiò la peste. Stava iniziando la sua carriera e scrisse i “Poemetti” e i “Sonetti”, che sono ancora oggi tra le sue opere migliori e che lui ha dovuto scrivere perché non si poteva far teatro, ma poi è partito alla grande.

Un altro caso è quello della peste di Atene del 430 a.C, quando Sofocle scrisse l'”Edipo Re” facendolo cominciare con la peste che lui aveva appena vissuto. Si era quindi nel cuore della grande tragedia greca. Non dobbiamo ritenerci più sfortunati della storia. Anzi, può davvero essere una grande occasione di rigenerazione.

Spero di riuscire a pubblicarlo subito dopo l’estate, prima che cominci la nuova stagione, per portare fortuna a una rinascita”.

“Qual è la strategia per non perdersi d’animo in quello che è forse il momento più difficile della storia del teatro?”

Reinventarsi concentrandosi su un progetto. Io ho scelto di buttarmi su quei libri di storia del teatro che non avevo mai tempo di leggere. Visto che era ed è necessario fermarsi, ho deciso di sfruttare questo tempo di stop per fare le cose che si possono fare da fermi: studiare e scrivere qualcosa. Un’altra strategia è usare in maniera sensata i social. A questo proposito sono felicissimo di avere imparato a fare tantissime cose che non sapevo fare come le dirette Facebook. A me non piace tanto lo streaming, perché credo che il teatro debba essere fatto dal vivo. Però si possono fare in diretta tante altre cose che hanno a che fare con il teatro: lezioni, corsi, riunioni. Si può usare la tecnologia che ci potrà tornare utile quando ricominceremo a fare spettacoli dal vivo. Abbiamo fatto un upgrade nella capacità di comunicare e promuovere”.

“Quali previsioni fai per la stagione 2020-2021?”

Voglio essere ottimista e sperare davvero che a ottobre si riparta, ma temo che non sarà così e che il 2020 passerà in cavalleria. Io dico solo che in due mesi esatti di chiusura dei teatri lombardi il mondo è cambiato completamente. Abbiamo attraversato un’intera pandemia, abbiamo raggiunto, superato il picco e stiamo scendendo. Da aprile a ottobre ci sono sei mesi: il triplo del tempo passato dall’inizio fino a oggi (l’intervista è del 24 aprile 2020; n..d.r). Perciò, visto che le cose cambiano velocemente, io voglio pensare che altri sei mesi ci bastino per ricominciare e per salvare la stagione 2020-2021. Speriamo di farcela”.