“LA PROVA”: LE DENUNCE AI TEMPI DEL #METOO

Quanto conta la percezione collettiva nell’interpretazione di fenomeni importanti e sotto la lente di ingrandimento dei media, sia tradizionali che di nuova generazione? Soprattutto, quanto tale percezione incide sui nostri comportamenti quotidiani? E se non fosse una percezione? La prova è in scena al Teatro Filodrammatici di Milano fino al 27 gennaio. Scritto e diretto da Bruno Fornasari, lo spettacolo vede protagonisti Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Orsetta Borghero ed Eleonora Giovanardi.

Parla Tommaso Amadio

“Con questo spettacolo volete sottolineare il tema delle molestie contro le donne sui luoghi di lavoro?”

“No, direi di no. Il tema centrale di questo spettacolo è partire dal presupposto che se trasformiamo tutte le donne in vittime e tutti gli uomini in carnefici, stiamo commettendo un grande errore o quantomeno ci esponiamo a un rischio molto grande: quello di categorizzare qualcosa di un po’ più complesso, cioè il rapporto di potere di chi può esercitare delle leve psicologiche, in ambito lavorativo o personale, che però non hanno un rapporto di genere. Non è per forza la donna che viene prevaricata dall’uomo, ma può esserci anche una situazione contraria, cioè con l’uomo che cerca di prevaricare sulla donna. Il tema però non è sicuramente quello delle molestie sulle donne in ambito lavorativo. Lo spettacolo è più incentrato sulle dinamiche di rapporto. C’è un’immagine presa dalla natura che viene utilizzata durante lo spettacolo: il rapporto di mutuo soccorso tra lo squalo e il pesce pilota, l’unico pesce che lo squalo non mangia. Il pesce pilota tiene pulito lo squalo. Questo rapporto di mutuo soccorso è secondo noi un meccanismo che si verifica anche nella società e nei rapporti umani. Noi cerchiamo di vedere quali sono i vantaggi in una relazione. Non per forza l’Harvey Weinstein di turno è l’unica persona da additare. Noi siamo partiti dalla riflessione che è vero che esistono personaggi come Weinstein, però c’è una serie di persone intorno che hanno permesso in modo complice a questa gente di arrivare dov’è e di adottare i comportamenti che abbiamo visto. Non è una questione di genere, quindi può essere tranquillamente attribuibile anche alle donne.”

“Quanta ironia e quanta crudeltà ci sono nel testo di Bruno Fornasari?”

“Come sempre tanta. La cifra che cerchiamo di tenere sempre è quella di utilizzare la risata come strumento per far nascere delle domande. E’ una risata spesso cinica e nera. Utilizzando un’immagine a me abbastanza cara, l’idea è quella di far ridere il pubblico dandogli ogni tanto dei calci nella pancia.”

“E’ uno spettacolo che pone domande scomode?”

“Come tutte le domande, se sono ben poste, speriamo che creino un po’ di inquietudine. Il desiderio è che alla fine dello spettacolo uno abbia voglia di condividere queste domande, non partendo dal presupposto che dobbiamo avere tutti le stesse risposte, ma che si parta quantomeno dalla stessa domanda e si cerchi una risposta il più possibile specifica. La stagione del teatro è dedicata quest’anno all’idea di mostro. Uno dei mostri e dei problemi più grossi della nostra società è quello di avere un punto di vista su tutto che inevitabilmente non può che essere generico e portare a delle considerazioni a volte molto pericolose, perché più si è distanti dal problema e più facilmente si troveranno delle soluzioni apparentemente facili, ma quindi molto poco specifiche per risolverlo completamente.”

“Che cosa significa che La prova è una commedia che non fa prigionieri?”

“E’ una storia con due coppie dove con una serie di colpi di scena all’interno c’è un continuo ribaltamento dei punti di vista. Quindi non esistono vittime e carnefici, ma c’è una continua ricerca di ribaltare la propria condizione, con il tentaativo di diventare da vittima carnefice o di mantenere un proprio status di privilegio in ambito lavorativo o in una relazione. Non bisogna dienticare infatti che le leve di potere vengono giocate anche e soprattutto nelle relazioni interpersonali, che portano a dei comportamenti da parte delle persone proprio perché sono frutto di pressione psicologica. Abbiamo quattro umanità con qualcosa da perdere e da guadagnare.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Antonietta Magli per la gentile collaborazione