Un’insegnante decide di mettere in scena la storia d’Italia e di obbligare tre ragazzi e i loro papà a recitare. Nemmeno l’Unità però si fece in un giorno solo e tra liti, tentativi di abbandono e colpi di scena, La Vera Storia d’Itaglia rischia di non debuttare.
La storia d’Itaglia è in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 17 febbraio. Scritto da Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi (presenti anche in scena) con Claudio Pallottini, e diretto da Marco Simeoli, lo spettacolo vede protagonisti – oltre ai due autori – anche Daniele Derogatis e Valeria Monetti.
Intervista ad Alessandro Tirocchi e Maurizio Paniconi
“Che cosa viene fuori dalla vostra storia d’Italia?”
Alessandro Tirocchi: “E’ una storia d’Italia raccontata a tratti in modo cialtronesco, ma forse più reale e realistico di quello che ci hanno insegnato sui banchi di scuola. E’ una storia scritta dai nostri figli, e i tre padri da noi interpretati sono trascinati dalla loro professoressa a mettere in scena questo copione. Scopriremo poi che magari sono state dette mezze bugie o mezze verità. E’ uno spettacolo nel quale vedremo alcuni momenti cruciali della nostra storia d’Italia con gli occhi di alcuni ragazzi molto disincantati.”
“Perché le prove dello spettacolo mettono a nudo la psicologia dei personaggi?”
Maurizio Paniconi: “Perché il teatro è così. Ci costringe a scavare dentro di noi e a tirare fuori quello che abbiamo dentro e che magari non abbiamo mai detto. Questo è quello che succede a questi tre padri, anche se in maniera comica e divertente. Però sono costretti a confrontarsi e quindi a parlare anche del rapporto che hanno con i loro figli.”
“Questo darà spunto ai personaggi per cambiare la propria vita?”
Alessandro Tirocchi: “Sì, nel senso che in questo percorso di preparazione avranno modo di confrontarsi, di arrabbiarsi e di capire quello che non va nelle loro vite. Quindi forse riusciranno a metterci una pezza imparando da quello che in fondo gli hanno insegnato i figli e dalla loro esperienza sul campo in queste prove molto difficili.”
“Quanto si ride e quanto si riflette in questo spettacolo?”
Maurizio Paniconi: “C’è un’alternanza continua tra la risata e la riflessione. Si riflette anche ridendo e magari alcune cose che sembrano sfuggire al momento, tornano ripensandoci. Fondamentalmente è la storia di una grande incomunicabilità: quella del gap generazionale tra figli e padri. Se vogliamo vedere la nostra grande Italia come madre patria, c’è anche un’incomunicabilità tra gli italiani e la nostra madre patria. Sotto questo punto di vista è una grande metafora.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Federica Zanini per la gentile collaborazione