Quattro solitudini, un appartamento e una notte di Capodanno a Napoli. Donna Violante, la padrona, ex serva in un bordello, discute e litiga con Mariacallàs, un travestito, in bilico fra rassegnazione, ironia, squallore e cattiveria. E ancora, Fred e Byron, che sono alla ricerca dell’ebbrezza di una notte: l’uno, uno studente omosessuale alla ricerca di una vita libera dalle paure; l’altro, uno scrittore nero che vorrebbe distruggere il mondo per vendicare le umiliazioni subite. Quattro persone naturali e strafottenti, che, per un gioco del destino, divideranno la loro solitudine con quella degli altri – mentre fuori la città saluta il nuovo anno – fra accese discussioni, recriminazioni, desideri repressi, liti e violenze sessuali.
Persone naturali e strafottenti di Giuseppe Patroni Griffi è in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 6 marzo con la regia di Giancarlo Nicoletti, che ne è anche protagonista con Marisa Laurito, Giovanni Anzaldo e Livio Beshir.
Intervista a Marisa Laurito e al cast
Quanto è scabrosa, cruda e controversa questa commedia?
Giovanni Anzaldo: Tanto! Credo parecchio, ma direi più coraggiosa che scabrosa e cruda. C’è il coraggio di esporre i temi controversi e quello di usare un linguaggio crudo come si usa nei peggiori bar di Caracas.
Marisa Laurito: Infatti, secondo me, è più scabrosa per il linguaggio che non tutto sommato per il tema, che oggigiorno è sdoganatissimo. Però, negli anni Settanta, quando l’ha scritta Peppino Patroni Griffi e poi l’ha messa in scena, allora sì…
Giancarlo Nicoletti: …che il pubblico non era pronto. Non era pronto, però era molto profetica, Marisa ha ragione quando lo dice. I temi che tratta il testo sono ancora oggi molto attuali. Non ha perso smalto negli anni.
Quanto si avverte la presenza di Napoli nello spettacolo?
Livio Beshir: Questo spettacolo è Napoli, in tutto, nei personaggi. A parte me, il resto è tutto Napoli.
Giancarlo Nicoletti: Secondo me è l’altra Napoli, è l’altra faccia della cartolina. Non è quella del Vesuvio e del sole, ma è quella della notte e di personaggi che popolano la città in maniera diversa da quello a cui siamo abituati. Marisa Laurito secondo me è sempre stata l’immagine del sole di Napoli, dove il sole è proprio la gioia di vivere legata alla risata, alla cucina, alla felicità di vivere a Napoli. Però è molto bello perché secondo me lei con questo spettacolo ha anche aggiunto il tassello di quelli della notte di Napoli, dell’altra Napoli.
In che cosa sta la forza di questo testo di Giuseppe Patroni Griffi?
Livio Beshir: Io mi ripeto, è quello che hanno detto loro: è un testo profetico. La forza è quella di aver raccontato cinquant’anni fa un qualcosa che nessuno voleva raccontare e non voleva sentire a teatro. Forse proprio perché oggi sono temi attuali, si sente ancora quella profezia nel testo.
Che cosa significa per lei calarsi in un ruolo che fu della grande Pupella Maggio?
Marisa Laurito: Ogni attore protagonista o che sia un professionista si cala nei personaggi che hanno fatto miliardi di attori prima di lui o di lei. Di conseguenza lo fa con la propria personalità e soprattutto se è un attore professionista, non sente il peso. Pupella Maggio è stata una grandissima attrice che io ho ammirato molto e che ho incontrato. Ci ho anche lavorato.
Pensi che La Repubblica una volta mi dette anche l’incombenza di andare a fare un’intervista a Pupella Maggio e io fui felicissima di andare a intervistarla. E’ stata una delle cose più belle che io ho fatto nella mia carriera. Questo testo è stato scritto per Pupella Maggio, quindi naturalmente è ovvio che lei ci stava dentro alla perfezione. Io mi sento perfettamente Donna Violante, naturalmente in un altro modo, immagino. Lo immagino perché non l’ho potuta vedere. Mi dispiace molto ma forse è anche stato un bene perché non ho potuto copiare alcune cose da cui forse sarei stata anche attratta, perché lei era una grande artista.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringraziano Rocchina Ceglia e Federica Zanini per la collaborazione
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