Rosaura Lombardi è una giovane e ricca vedova che vorrebbe risposarsi. Anticonformista, moderna e dotata di un intuito che spesso solo le donne sanno avere, ha la possibilità di scegliere tra quattro pretendenti di nazionalità diversa che le fanno una corte assidua e la ricoprono di regali preziosi. Metterà alla prova tutti e quattro concendendosi a loro mascherata per testarne la fedeltà.
Chi avrà la meglio tra l’inglese, il francese, l’italiano e lo spagnolo? (Sembra una barzelletta ma non lo è!). Per scoprirlo non vi resta che andare al Teatro Carcano di Milano dal 12 al 22 aprile, dove è in scena La vedova scaltra di Carlo Goldoni. Diretto da Gianluca Guidi, presente anche in scena come attore, lo spettacolo vede protagonisti Francesca Inaudi, Fabio Ferrari, Claudia Ferri, Riccardo Bocci, Alessandra Cosimato, Matteo Guma, Andrea Coppone, Massimiliano Giovanetti e Paolo Perinelli.

La parola a Francesca Inaudi
“Si dice che un attore non possa essere credibile se non gli piace il personaggio che interpreta. A lei che cosa piace di Rosaura?”
Sicuramente la capacità di autodeterminazione: il fatto di sapere che cosa vuole e di essere molto precisa e pratica nell’ottenerlo.
“Rosaura si lascia guidare più dai sentimenti o dalla razionalità?”
Credo che sia il giusto mix a rendere interessante il personaggio. C’è di sicuro una componente sentimentale, ma il test da lei messo in atto per capire se il suo sentimento la porta dalla persona giusta è senza dubbio scaltro e razionale.
“E’ una femminista ante litteram?”
A me non piace il termine “femminista” perché identifica una caratteristica ben precisa e lo ritengo limitante per un personaggio come Rosaura. Se però vogliamo per forza darle un etichetta, sicuramente sì: è una donna che sa usare gli strumenti femminili per ottenere quello che vuole aggirando gli ostacoli.
“Perché si dice che questa commedia di Goldoni rappresentò un punto di svolta per il teatro?”
Perché è la prima in cui di fatto viene eliminato per la prima volta il carattere: i personaggi sono cioè privi di maschere, anche se rimangono Arlecchino, Pantalone e Dottore. Questa novità è più evidente nella pratica; nella caratterizzazione si nota un po’ meno. Sarà un aspetto che risalterà molto di più in un’altra commedia goldoniana: “La locandiera”. Nello spettacolo che stiamo facendo, i quattro cavalieri conservano ancora una bidimensionalità dovuta a una caratterizzazione.