Passione civile, impegno sociale e la difficoltà di sopportare la mancanza senza rinunciare al ricordo di un passato difficile da elaborare. Sono queste le tematiche principali dello spettacolo “La parola giusta”, che vede protagonista Lella Costa, autrice del testo con Marco Archetti. La regia è di Gabriele Vacis.
E’ proprio a Brescia, dove il 28 maggio 1974 scoppiò la bomba di Piazza della Loggia, che lo spettacolo va in scena al Teatro Sociale fino al 10 dicembre.
Intervista a Lella Costa
“E’ sempre importante salvare la memoria storica, cavallo di battaglia di tanti tuoi spettacoli, dal punto di vista comune. Lo è anche in questo?”
“Lo è anche di più. Ci tengo a dirlo, proprio perché è stato voluto e commissionato a Marco Archetti, l’autore principale. Poi abbiamo collaborato Gabriele Vacis ed io, perché è uno spettacolo incentrato sul ricordo. Parlare di anniversari suona strano, ma nel 2019 ricorrono i 50 anni della strage di Piazza Fontana e il 28 maggio scorso quello di Piazza della Loggia.
A me è sembrato molto bello che le due città, Brescia e Milano che ha subito risposto alla chiamata, abbiano voluto dedicare uno spettacolo che drammaturgicamente prevede una finzione, un racconto che serva a non dimenticare e a far sentire viva una storia, che soprattutto per i più giovani appartiene alla storia sconosciuta o che non li riguarda.”
“Il titolo dello spettacolo nasce da una poesia di Ryszard Kapuściński. Tutto parte da qui e dal punto di vista di una donna comune, giusto?”
“Sì, di una ragazza che faceva il liceo e che poi si è laureata in lettere, che aveva una passione per gli astronauti che erano sbarcati sulla Luna pochi mesi prima, nel luglio del 1969. Una ragazza che ai primi di ottobre del 1969, accompagnando il suo papà in banca, venendo da Milano incontra il suo primo ragazzo di 18 anni che viene dal Cilento e che verrà coinvolto nell’esplosione della bomba. Per due anni si dedica a lui raccontandogli quello che succede e sperando che gli torni la memoria.
I due si ritrovano legati dalla bomba di Brescia, perché quest’evento gli fa tornare la voglia di esserci. E’ quindi anche la storia di un legame che va avanti nel tempo parallelamente ad eventi processuali. E’ il tentativo di fare in modo che gli eventi della storia si leghino con la vita normale, quella di persone che a quel tempo erano molto giovani. Forse i giovani che vedono questo spettacolo possono perfino identificarsi.”
“La parola giusta è importante. Dopo Precise parole torna a ricomporsi il sodalizio artistico con Gabriele Vacis?”
“Anche dopo Otello. Ci tengo a precisarlo perché due anni fa abbiamo fatto la ripresa di Traviata. Lo stimo, lo ammiro e gli voglio molto bene. Ha un senso etico formidabile, soprattutto in questo mestiere.”
“Sappiamo tutti che sei una fuoriclasse perché hai sempre scritto i tuoi spettacoli, insieme ad altri ottimi autori. Che valore aggiunto ha dato la collaborazione di Marco Archetti?”
“C’è stata una grande sintonia anche con lui, scrittore e giornalista giovane, con una sensibilità, un’immediatezza, e una rapidità nel cogliere le cose. E’anche disponibile a modificare il proprio testo, che è stato completamente stravolto. L’efficacia sul palco però è stata talmente evidente e clamorosa che credo sia molto contento. E’ stato così bravo e così poco scrittore permaloso, perché giustamente e comprensibilmente chi scrive si affeziona a ogni segno di punteggiatura. Soffre ogni volta che si cambia una parola. Però Marco sa benissimo che la scrittura è molto diversa da quella che si mette in scena.
Quindi ha affrontato questo stravolgimento del suo testo con una passione e un entusiasmo che ci hanno conquistati, dimostrando davvero di essere un autore autentico. Il giorno prima del debutto bresciano della “Parola giusta” è diventato papà, perché è nata Adele. Ci è sembrato un bel segno in questa storia. Si merita tutti i complimenti che sta ricevendo in questi giorni.”