KarmArtistico Italia è spiacente di comunicarvi che lo spettacolo di Leonardo Manera, previsto per sabato 25 gennaio, non potrà andare in scena per motivi di salute dell’artista e sarà rinviato al prossimo sabato 22 febbraio.
In sostituzione, sarà comunque possibile assistere allo show dello storico cabarettista milanese Marco Della Noce, che quest’anno festeggia 35 anni carriera. L’artista porterà in scena i suoi cavalli di battaglia dal capomeccanico ferrarista Oriano Ferrari a Larsen.
Vi riproponiamo comunque di seguito l’intervista rilasciata a Teatro.Online giovedì 23 gennaio, pregandovi di non tenere conto delle date di cui si parla nel video.
Karmartistico si scusa sentitamente per il disagio e informa chi avesse già acquistato il biglietto o effettuato una prenotazione per la serata prevista, che sarà comunque possibile avere il biglietto di Leonardo Manera per la data di febbraio ad un prezzo scontato.
Mimica facciale dalle mille espressioni, umorismo tagliente e sottile, Leonardo Manera ha sempre messo la propria comicità al servizio di ogni tipo di pubblico e argomento: da quello più leggero, fino alla politica e al sociale, diventando così uno dei volti di punta delle più note trasmissioni tv: da Paperissima a Quelli che il calcio, da Zelig a Colorado.
A tu per tu con Leonardo Manera
Senza svelare troppo, ci puoi dare qualche anticipazione della serata al Teatro Oscar?
Lo spettacolo è un recital: un misto di monologhi e personaggi. Il pubblico ritroverà dunque alcuni sketch già proposti in televisione, però scoprirà anche pezzi, monologhi e personaggi nuovi che farò per la prima volta. Il personaggio che faccio sempre è a cui sono affezionato è Peter, il ragazzo bresciano. Io sono originario di Salò, sul lago di Garda, quindi per affetto lo ripropongo normalmente.
Tu hai cominciato a fare questo mestiere negli anni Novanta. Com’è cambiato il mondo del cabaret e quello del teatro comico in generale rispetto ad allora?
Inteso come lo si intendeva allora, oggi il cabaret non c’è più. A quell’epoca, a Milano città c’erano almeno una decina di locali e si poteva vivere facendo solo cabaret nei locali. Un cabaret rivolto a un pubblico adulto, quasi anziano. Poi, con i programmi televisivi, l’età media del pubblico si è molto abbassata. Si è addirittura arrivati all’equivoco che il cabaret sia una forma di spettacolo per bambini. Non è vero, perché alla fine nel cabaret si parla sempre di argomenti di vita e di fatti importanti. Quindi è tendenzialmente rivolto a un pubblico adulto.
Adesso secondo me siamo in una fase di trasformazione, perché l’overdose di cabaret televisivo – di cui anch’io ho fatto parte per tanti anni – forse adesso ha un po’ stancato. Si cercano anche delle strade un po’ diverse: ci sono ragazzi giovani che fanno stand-up, però è un linguaggio che non fa parte della nostra tradizione perché è più americano. Bisogna trovare secondo me il modo di “contaminare” lo stand-up con linguaggi più adatti al pubblico italiano.
Sappiamo tutti che saper far ridere è molto più difficile che commuovere. Si dice anche che il comico nella realtà sia spesso una persona malinconica. E’ corretto secondo te affermare che non si può diventare attori comici, ma che la comicità è un dono, un gene particolare che si ha o non si ha?
In qualche modo sì. Conosco attori bravissimi che però non riescono a far ridere. Forse, a fare la differenza è chi è in grado di comunicare senza filtri col pubblico. Senza per forza dover arrivare a rompere la quarta parete, se si riesce a dare l’impressione di un rapporto diretto, a smascherarsi e a “denudarsi” di fronte agli spettatori parlando anche delle proprie debolezze, allora si riesce a stabilire un contatto più diretto e magari anche a far ridere. Penso che sia più che altro una dote caratteriale e una questione di tempi comici. La tecnica è una cosa diversa rispetto all’approccio col pubblico.
Che consiglio daresti a tutti quei giovani aspiranti attori che sognano appunto di specializzarsi nel cabaret o nel teatro comico?
Quello di scrivere dei pezzi, di provare ad andarli a fare su un palco e di proporli in modo che sembrino veri. Per me, soprattutto all’inizio, si può far ridere solo scrivendo di proprio pugno e senza recitare i testi di altri. Quando si deve imparare ad acquisire un proprio linguaggio con determinate caratteristiche, se uno ha dei testi in cui si riconosce, questo lo aiuta a essere più spontaneo e naturale; quindi ad avere anche la risata. Se invece il pubblico percepisce che lo sketch è molto finto e recitato, la resa sarà sempre minore, anche se si tratta di testi divertenti.
Di recente hai detto che stai lavorando alla creazione di nuove proposte per la tv. Puoi anticiparci qualcosa o è tutto top secret?
Una è proprio quella in scaletta al Teatro Oscar: un super sovranista fuoriuscito dalla Lega, perché secondo lui il Carroccio e Fratelli d’Italia sono troppo moderati. Ha quindi fondato il PSSI, il Partito Super Sovranista Italiano e spera che le sue idee da super sovranista lo facciano salire! Al Teatro Oscar ritroverete l’atmosfera classica del cabaret anni 90 e secondo me Milano ne ha ancora una gran voglia!
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringraziano Luca Cecchelli e Francesco Ruta di Karmartistico Italia per la collaborazione professionale