La competenza di Vittorio Sgarbi al servizio di Leonardo Da Vinci. Dopo il successo degli spettacoli su Caravaggio e Michelangelo, il famoso critico d’arte ci svelerà tutto quello che ancora non sappiamo sull’artista rinascimentale più talentuoso, geniale, affascinante – e a volte anche controverso – di tutti i tempi.
Un genio, quello di Leonardo da Vinci, che Vittorio Sgarbi presenterà nella rassegna Manzoni Extra al Teatro Manzoni di Milano dal 19 al 24 marzo.
4 domande a Vittorio Sgarbi
“Quale tipo di approccio ha scelto per raccontare Leonardo da Vinci?”
“Intanto c’è il tentativo di dimostrare che non era un grande genio artistico. Anzi, dal punto di vista tecnico era un pessimo artista e forse anche per sua volontà particolarmente inefficace. Ttant’è che il suo capolavoro milanese, il Cenacolo vinciano, è in condizioni lamentevoli per colpa sua. Però il genio era nella mente più che nella mano e il contrasto tra mano e mente in lui è fortissimo, tant’è che definisce la pittura una cosa mentale. In questo è di una modernità assoluta, perché quando noi pensiamo al Novecento e all’avanguardia, pensiamo che l’arte sia una cosa mentale. Le opere più provocatorie del ‘900, a partire dall’orinatoio di Marcel Duchamp, un’opera che molti probabilmente hanno in mente, sono concepite con la testa e non con le mani.
Lui ha dimostrato questo perfino nella Gioconda: è vero che è fatta con le mani e in un tempo piuttosto lungo, ma non è una tavola, non è un’opera d’arte, ma una persona vivente. Quindi in lui c’è la volontà di trasformare lo strumento più perfezionato di conoscenza della pittura in qualcosa che serve ad aumentare la bellezza del mondo, a continuare l’opera di Dio. Nella sua visione c’è una dimensione demiurgica: l’artista è il creatore di un mondo parallelo che integra il mondo reale. Questo è l’obiettivo che io mi sono dato, parlando soprattutto del Leonardo artista.
Poi c’è un Leonardo ingegnere e in questo momento a Roma c’è una mostra sul Leonardo scienziato che mostra la sua quantità straordinaria di interessi con uno strumento che lega l’arte alla scienza: il disegno, dove lui esplicita sia tutto quello che è ricerca per la scienza sia quello che è strumento per la conoscenza artistica.”
“Ingegnere, pittore e scienziato: in quale di queste tre figure professionali si esprimeva meglio il genio di Leonardo, secondo lei?”
“Il suo era un genio dell’imperfezione, quindi si è espresso in modo perfetto in tutte le discipline nelle quali non ha portato a compimento nulla. E’ tutto incompiuto, è tutto in sospeso. Il suo obiettivo non era essere un grande specialista in una disciplina, ma essere capace di dominarle tutte per capire la varietà del mondo: dall’anatomia all‘ingegneria, alla ricerca botanica, alla conoscenza della natura, alla teologia. Quello che mi ha stupito è che non conoscesse il latino, ma forse perché non era un temperamento volto al passato bensì al futuro. Quindi per lui la lingua non era uno strumento di memoria ma di interpretazione del mondo. Questo lo fa con tutte le discipline che ha assunto e la pittura è quella con cui si è espresso nel modo più clamoroso portando davanti a noi delle persone viventi come la Gioconda.“
“E’ stato davvero in assoluto il più grande genio artistico di tutti i tempi o le leggende – come quella che ruota intorno a Monna Lisa – hanno contribuito ad alimentarne il mito?”
“Dal punto di vista pittorico è stato un artista molto modesto. Non è un grande pittore come Raffaello Sanzio, non è un grande scultore come Michelangelo, perché per lui tutto era un processo mentale. Quindi la sua grandezza era indiziaria e di visione. La realizzazione e la tecnica erano le cose che gli importavano di meno.”
“Parliamo delle musiche di Valentino Corvino e della scenografia video di Tommaso Arosio. Che valore aggiunto danno a quest’opera da lei interamente curata?”
“Sono due noti fannulloni che hanno interpretato perfettamente il mandato di Leonardo, secondo il quale bisogna cercare di lavorare il meno possibile. Leonardo lavorava con la testa, con l’ingegno e l’invenzione, ma credo che non abbia mai lavorato materialmente in vita sua, non ha mai fatto nulla. Valentino Corvino e il regista Tommaso Arosio sono due suoi allievi perfetti, cioè non fanno quasi assolutamente niente, ma lo fanno benissimo. Quindi la musica, nel breve tempo che loro occupano in quasi tre ore di spettacolo, è il modo per dimostrare come sono bravi ad intrattenere il pubblico in modo assolutamente poco faticoso per loro. Sono entrambi previsti per il reddito di cittadinanza!”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Manola Sansalone per il supporto professionale