LE FIGLIE DI DUE PADRI FAMOSI E LE LORO TRAGICHE STORIE

 

Victor Hugo e Adele, Georges Simenon e Marie Jo, ovvero le vite parallele di due figlie. Le biografie drammatiche di Adele, nata da Victor Hugo, che rincorse un amore impossibile e venne ricoverata in una struttura psichiatrica dove morì a 85 anni, e di Marie Jo, figlia di Georges Simenon, che si tolse la vita a soli 25 , vanno in scena al Teatro Out Off di Milano fino al 3 dicembre. Una promessa d’amore è stato scritto da Lucrezia Lerro ed è diretto da Lorenzo Loris. Ne sono protagoniste Monica Bonomi e Silvia Valsesia.

Le esistenze tragiche di due donne che l’autrice fa dialogare a 100 anni di distanza. Una confessione che ci rende partecipi della loro sofferenza e della loro follia, segnate dal rapporto con due uomini dalla spiccata personalità artistica e letteraria. Nel testo si insinua il dubbio che padri molto ingombranti, famosi e ricchi possano essere almeno in parte responsabili della fragilità delle figlie.

 

La parola a Lucrezia Lerro

“Fino a oggi queste erano due storie abbastanza sconosciute. D’ora in poi grazie a te lo saranno di meno. Perché ti sei appassionata così tanto a queste due donne?”

Perché sono due figure straordinarie, figlie di due grandissimi scrittori. Leggendo i testi di Victor Hugo e di Georges Simenon, ho potuto trovare tracce e versi di Hugo dedicati a una delle sue figlie, in particolare a Leopoldine. Di conseguenza grazie a lei sono riuscita ad “agganciare” Adele Hugo. Leggendo il libro di Simenon “Memorie intime”, dove lui pubblica il libro di Marie Jo, magmatico e denso di racconti, ho potuto scoprire una storia molto lunga. Sono già diversi anni che mi appassiono alle loro vicende. L’esplorazione delle loro biografie ha permesso man mano di dare vita a un testo concepito solo ed esclusivamente per il teatro.

“C’è il messaggio implicito che le colpe dei padri ricadono sui figli?”

Io credo che l’umanità abbia una storia complessa fatta di fragilità. Non penso che il mio testo porti il messaggio di cui parli tu. Ognuno di noi, guardando lo spettacolo, può farsi un’idea di che cosa siano state queste due vite. La storia si svolge a casa di Adele, in un luogo immaginario. Penso che tutto sia molto soggettivo, ma credo nell’invenzione delle colpe.

“Perché le protagoniste sono due facce della stessa medaglia?”

Osservandole da vicino, attraverso i testi e la mia immaginazione, mi sono fatta l’idea che le loro patologie e le loro sofferenze fossero molto affini. La loro sorellanza nasceva da un dolore fisico e psicologico. Quindi forse, se Marie Jo non si fosse tolta la vita, sarebbe stata un Adele più consapevole. Perché? Per il semplice fatto che le era stata diagnosticata una patologia nevrotica, quindi non aveva un “io” del tutto compromesso. Le due erano accomunate dalla sofferenza e dalla pena.

“Infine ti chiedo di rispondere a una domanda senza svelare troppo: il pubblico può sperare in una catarsi finale?”

Io penso di sì, però dipende molto dalla sensibilità di chi guarda.