La passione per il teatro-canzone e la voglia di rimettersi sempre in gioco fanno di Enzo Iacchetti una delle figure più acute e brillanti degli ultimi 25 anni. L’ artista lombardo arriva a Milano con Libera nos domine, uno spettacolo completamente nuovo dai potenti effetti speciali in cui è protagonista proprio il teatro-canzone. Con le musiche dello stesso Iacchetti e la regia di Alessandro Tresa, il comico calcherà il palcoscenico del Teatro Menotti di Milano dal 12 al 14 aprile. Teatro.Online lo ha intervistato telefonicamente.
La rivoluzione di Enzo
“Il titolo dello spettacolo, Libera nos domine strizza l’occhio a una canzone di Francesco Guccini. Da chi o da che cosa chiede di liberarci?”
Intanto significa “Liberaci, o Signore”, un Signore che pare non esserci più, che non è mai venuto o che forse è passato sulla Terra tanto tempo fa per poi andarsene lasciandoci in balia di una grave decadenza. Una decadenza piena di mali e dolori, a partire dal progresso multimediatico fino al fatto che l’amicizia si testimonia con un pollice e non più con un abbraccio. Ormai gli amori resistono pochissimo e le religioni non fanno altro che provocare guerre e disastri. “Libera nos domine” significa “Liberaci, Signore, da tutte queste cose, ma soprattutto dal fatto che il mondo non è stato concepito bene”. Nel finale dello spettacolo chiedo al Padre eterno di tornare sulla Terra ma di non mandare suo figlio.
“Come si articola l’idea di rivoluzione che propone con la sua consueta ironia?”
Con la tecnica del teatro-canzone presento i monologhi con i vari argomenti. Ognuno termina con un brano sconosciuto di un cantautore molto noto. Io li ho riarrangiati e quindi proporrò monologhi alternati a canzoni. Tutto ciò sarà accompagnato da una scenografia che cambierà a seconda dell’argomento, con proiezioni tridimensionali moderne che permettono di vedere le cosegli oggetti come se fossero realmente in scena. Ritengo che questo spettacolo rappresenti un nuovo modo di fare teatro-canzone: si canta e si recita.
“Questo non è uno spettacolo che ha fatto completamente da solo. Alcuni amici le hanno fornito una consulenza. Li vuole nominare?”
Su un argomento come l’amicizia ho parlato con il mio migliore amico, che è Giobbe Covatta e che mi ha dato diversi suggerimenti per la stesura del monologo sull’amicizia. Mi sono consultato molto con Alberto Patrucco, che stimo molto e a cui ho chiesto quali erano le battute da fare e quelle da evitare nella canzone sui migranti. Infine mi sono rivolto a Francesco Freyrie, che lavora con me dai tempi della mia gavetta. Insieme scrivevamo commedie quando non ero ancora conosciuto e lavoravo in teatro.
“Quali saranno gli autori dei brani cui renderà omaggio?”
Giorgio Gaber, da cui prenderò in prestito una canzone sull’amore; poi ne canterò una di Giorgio Faletti sulla vecchiaia. Non mancheranno due canzoni di Guccini: “Libera nos domine” sui migranti che lui ha scritto per me e che dovevo presentare a Sanremo. Poi c’è una canzone di Enzo Jannacci. Sono tutti brani sconosciuti al grande pubblico e che io ho riarrangiato insieme al maestro Marcello Franzoso, mio storico collaboratore.