“LIBRI DA ARDERE” CHE DIVENTANO COMBUSTIBILE

Ironica e maliziosa per alcuni, nera, sulfurea e morbosa per altri, Amélie Nothomb è autrice di romanzi di successo che hanno ispirato film e spettacoli. Tuttavia ha scritto un unico testo teatrale: Libri da ardere. Cristina Crippa, sua assidua lettrice, nel 2006 ha scelto di portarlo in scena certa della forza dei tre personaggi coinvolti in questo gioco crudele. A distanza di dieci anni dalla sua ultima replica, lo spettacolo torna alla Sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 21 novembre, sempre diretto da Cristina Crippa, ma con protagonisti questa volta Angelo Di Genio, Elio De Capitani e Carolina Cametti.

Parla Carolina Cametti

“Quali sono le caratteristiche del microcosmo che viene raccontato nello spettacolo?”

“Il contesto in cui sono inseriti questi personaggi è un Paese dell’Est, forse la Jugoslavia ma non viene specificato, ed è il secondo inverno di guerra. Ci sono un professore, il suo assistente e la sua ragazza che vivono nella casa del docente. Lo spettacolo è ambientato lì. Fuori c’è una città universitaria che viene distrutta dalle bombe perché è in atto una guerra.”

“In che modo il freddo domina la scena?”

“Il freddo è un argomento dominante e principale, viene sempre tirato in ballo. Il personaggio che ne soffre di più è Marina, la ragazza dell’assistente, che andrà a vivere nella casa del professore. Vedremo che soffre moltissimo per questo disagio. E’ proprio per il freddo che verrà tirato in ballo il fatto di dover bruciare i libri, perché sono l’ultimo materiale combustibile per riscaldarsi e per sopravvivere. Sempre per il freddo si verificheranno altri eventi che preferisco non anticipare. Lo vediamo come una forma di sofferenza che porta quasi a trasformarsi in bestie. Il freddo è uno degli istinti primari che rende disposti a fare tutto perché si sragiona. Si arriva a un certo punto in cui la sofferenza supera l’umanità.”

“E’ giusto dire che Marina, il tuo personaggio, è un personaggio fragile sotto la sua apparente spregiudicatezza?”

“Un personaggio va sempre visto a 360 gradi come una persona umana. Non esiste una persona forte, fragile, allegra o triste. Dentro abbiamo tutti queste caratteristiche. Quello che contraddistingue Marina non è la fragilità. Lei reagisce alla fragilità. E’ spontanea, ormai la guerra l’ha portata a non entrare più nelle regole borghesi, ma ad accettare il contesto bellico e a cercare di uscirne. Non è fragile, ha le sue fragilità, ma il fatto di reagire e di combattere è più forte rispetto alla debolezza.”

“Che cosa simboleggiano i libri in questo caso?”

“Rappresentano un argomento di umanità e di messa alla prova. Sono persone che tengono ai libri ma per loro è l’ultima messa alla prova per sopravvivere. Per loro sono anche l’ultima forma di sopravvivenza. Contare i libri significa anche contare i giorni che restano da vivere. Simboleggiano l’ultimo baluardo che permette ai personaggi di rimanere attaccati a qualcosa che gli impedisca di diventare bestie. Continuare a parlare dei libri è qualcosa che gli fa ricordare che esiste un pizzico di umanità. I libri, che sono una forma di cultura, permettono di ricordare ai protagonisti chi sono e di potersi attaccare a questa certezza.”