Rosario Lisma, “Giusto”

Tornano in scena le peripezie di Giusto, impiegato intelligente, mite e fin troppo educato in un mondo di spietato cinismo. Una storia di una diversità che incanta il pubblico: surreale, buffa e dolente. Giusto discende da Fantozzi e dal principe Myskin. E’ la storia di una diversità nel mondo contemporaneo. Ma è anche un invito a superare le certezze che ci proteggono e i limiti che ci siamo dati.

Il trailer dello spettacolo (Immagini del canale YouTube “Teatro ElfoPuccini”)

Giusto è in scena fino al 23 giugno alla sala Fassbinder del Teatro Elfo Puccini di Milano. Il monologo è scritto, diretto e interpretato da Rosario Lisma.

Intervista a Rosario Lisma

Chi è Giusto?

E’ un impiegato gentile, mite, intelligente, molto altruista e con uno spiccatissimo senso del dovere, che però, proprio per queste sue qualità, si trova ad essere un corpo estraneo in una società molto aggressiva, cinica e individualista. Quindi è anche un uomo molto solo.

A quali eroi lo si potrebbe accostare?

Essendo un impiegato infelice, alcuni dicono a Fantozzi o ad altri personaggi della letteratura russa come quello de Il cappotto di Gogol. A me, sempre per restare nell’ambito della letteratura russa, viene in mente L’idiota di Dostoevskij, perché è bistrattato e preso per fesso dagli altri, quando invece le sue qualità sono quelle di un’anima speciale, nobile e gentile. E’ un uomo così buono che viene considerato dalla società uno scarto, come L’idiota di Dostoevskij.

Chi sono i personaggi che popolano il suo mondo surreale?

Sono tutti i suoi colleghi, compreso il mega direttore, come direbbe Fantozzi. In realtà è il direttore dell’Istituto Nazionale Pensione e Sussidi con sua moglie. Però poi c’è anche la figlia del direttore, Sofia Gigliola, una ragazza sovrappeso, anche lei disadattata e da lui scambiata per una persona ritrosa e snob. Infine c’è il suo fido compagno e coinquilino, che si chiama Salvatore Calabrone, un imenottero vero e proprio, saggio e artista, che è un po’ la sua guida spirituale.

Che microcosmo rappresenta il mondo che lo circonda?

E’ un microcosmo che vuole parlare della società di oggi ma in realtà è anche molto surreale, perché sono figure di animali antropomorfi o di umani zoomorfi. Mi viene in mente il romanzo di formazione di Pinocchio di Carlo Collodi. Sono creature buffe, da favola, ma anche inquietanti e mostruose. Lui si trova a schivare le minacce e i pericoli di questa cattiveria. Ovviamente è anche un suo percorso attraverso questa foresta di personaggi così strambi verso una propria redenzione.

  • Intervista di Andrea Simone
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