Siamo alla fine degli anni ’30 del secolo scorso. Amanda Wingfield ha cresciuto da sola i suoi due figli, dopo che il marito li ha abbandonati. Il suo rapporto con Tom e Laura oscilla tra il tenero e l’eccessivo. In particolare la donna si preoccupa del futuro della problematica ed introversa Laura, che una malattia ha reso zoppa. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura ed Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce lo rende irascibile. Il ragazzo tenta senza successo di diventare un poeta, e cerca conforto andando al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia.
Lo zoo di vetro debutta in prima nazionale al Teatro Carcano di Milano dove sarà in scena dal 7 al 17 novembre. Scritto da Tennessee Williams e diretto e adattato da Leonardo Lidi, vede protagonisti Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Mario Pirrello e Anahi Traversi.
La parola a Tindaro Granata
“Qual è il vero dramma familiare di questo spettacolo?”
“Innanzitutto che nel loro stare insieme, nel loro odiarsi, ricattarsi ed incolparsi c’è un grande amore. Questi personaggi sono tutti e quattro legati da un grande amore. In quest’adattamento di Leonardo Lidi, rispetto al testo originale, c’è la presenza del padre che di solito non ci sarebbe. Queste quattro figure, mamma, figlio, figlia e padre sono legati da un grande amore che però ha prodotto sofferenza e cose negative. Lui le ha abbandonate e la mamma, per questo grande abbandono, ricatta il figlio dicendogli che in può uscire di casa finché sua sorella non si fidanza e non si sposa. Il grande dramma è che tutti e quattro sono legati da un rapporto viscerale che difficilmente li fa emancipare.”
“Ci parli del tuo personaggio?”
“L’autore si identifica in Tom. Diciamo che questo potrebbe essere il suo testo autobiografico cui è ispirata la sua vita. Il mio personaggio, Tom, e l’autore raccontano le vicende della sua famiglia, di sua madre Amanda e di sua sorella Laura. La ragazza ha dei difetti fisici e per l’America di quel tempo era impossibile pensare che potesse diventare una moglie o una brava donna americana come la maggior parte delle altre. Quindi vive questo rapporto con la sorella con grande morbosità e grande difficoltà. La mamma ricatta il figlio in tutti i modi possibili e immaginabili, finché a un certo punto lui decide di abbandonarle. Le abbandona facendo un atto pazzesco: anziché pagare la bolletta della luce, si iscrive all’Unione Marina Mercantile e scappa via sulle navi. Questo è il personaggio di Tom.”
“Quali sono i temi più importanti che vengono affrontati?”
“Sicuramente la grande incomunicabilità tra questi personaggi, il grande desiderio di emancipazione che ognuno di loro ha e soprattutto l’incapacità assoluta di poter essere dipendenti da un rapporto familiare che li lega alle proprie radici e alle proprie origini. E’ come se l’autore volesse dire che c’è bisogno di fare grande fatica per poter diventare la persona che si desidera diventare. Soprattutto questa grande fatica non va fatta nel mondo esterno ma con un distacco dal nido familiare.”
“Quanto è autobiografico il testo di Tennessee Williams?”
“Tantissimo, perché lui si ispira alla sua vicenda familiare. Lui ha una sorella con dei problemi e vive con la madre. Fino ad allora non era riuscito a diventare un grande autore, era un autore rappresentato nell’America di quegli anni, ma non grande. Quando decide di scrivere quest’autobiografia, diventa Tennessee Williams in tutto il mondo. Quindi deve tutto questo proprio al fatto di essersi ispirato alla sua famiglia. Credo che ci sia tantissimo della sua storia e di se stesso dentro questo testo. Per questo è un testo che ha superato il tempo e a distanza di 60-70 anni viene rappresentato in tutto il mondo.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Brunella Portoghese per il supporto professionale