MASSIMILIANO LOIZZI, “LA BESTIA”

La Bestia è uno spettacolo che pone mille domande e cerca di trovare qualche risposta. Un’indagine in bilico fra satira e poesia sui vecchi e nuovi fascismi del Belpaese e i loro derivati, sull’uso della menzogna e della manipolazione della verità come strumento di potere e sulla cavalcata inarrestabile di Salvini, Meloni e dei nuovi populismi. 

Il monologo, scritto, diretto e interpretato da Massimiliano Loizzi, è in scena in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano dal 17 al 28 novembre.

Quattro domande a Massimiliano Loizzi

Chi è veramente “La Bestia”?

E’ la domanda dello spettacolo. Se ci fosse un sottotitolo, sarebbe proprio “Chi è la Bestia?” Non è solo il nome dell’algoritmo di Matteo Salvini creato da Luca Morisi. Tra l’altro, avevamo deciso di fare lo spettacolo in aprile, quindi io non c’entro niente con la caduta del povero Luca! Parto da lì come pretesto per raccontare l’Italia e che cosa significa vivere oggi in questo sistema dove ogni cosa è polarizzata, dove tutto è bianco o nero e dove non c’è più spazio per infilarsi in una discussione reale e per argomentare. Siamo tutti in una bolla. Quando pensiamo di esprimere un concetto o un’opinione, ci stiamo schierando da una parte o dall’altra. Chi è La Bestia? Siamo noi? Sono io? C’è una bestia in ognuno di noi.

Giorgio Gaber diceva sempre una frase riferita a Berlusconi che ripeto ogni volta nei miei spettacoli: “Non mi fa tanto paura la Bestia in sé, quanto la Bestia che è in me” ed è proprio come diceva lui. Siamo schiavi dell’algoritmo, anche se non necessariamente di questo, che governa anche Netflix. Dunque è difficile barcamenarsi al di fuori della propria bolla, della nostra opinione nella quale ci sentiamo confortati. Umberto Eco diceva una cosa bellissima: la gente crede ai complotti perché è più facile che accettare la complessità della realtà. E’ più semplice credere che ci siano dei rettiliani che governano il mondo piuttosto che pensare che siamo stati noi ad aver eletto le persone da cui siamo governati male. Preferiamo pensare che ci sia un grande complotto ordito da chissà chi anziché preoccuparci dell’ambiente e delle lotte per il lavoro.

Purtroppo non tutti sanno quanto siano importanti e fondamentali in questo momento i social e gli algoritmi che governano le campagne elettorali, le opinioni e i mass media che funzionano più grazie ai social che alla televisione. Spesso non ci rendiamo conto di quanto il nostro pensiero sia pilotato da un cane che si morde la coda, perché siamo noi stessi a dare inizio a questo gioco. Quindi credo che in questo momento sia importante anche per i più piccoli capire che cosa possiamo fare per migliorare e per non diventare totalmente schiavi.

Perché hai deciso di calarti nei panni di un clown?

In Opinioni di un clown, un romanzo bellissimo di Heinrich Böll, c’è una frase meravigliosa: “Sono un clown, faccio raccolta di attimi”. Il mio mestiere è un po’ questo. Molto spesso le persone non capiscono cosa ci sia dietro la professione di chi si esibisce. Quindi sembra che noi facciamo raccolta di attimi e che lavoriamo soltanto la sera, ma io, che sono mosso da una passione politica, osservo il mondo giorno per giorno. Il clown è una figura storica che esisteva già ai tempi di Aristotele. Poi c’era il giullare dei miracle plays, in seguito sono arrivati il fou di William Shakespeare e i pagliacci. Sono figure che hanno sempre avuto la funzione di dire verità scomode fingendo e sbattendocele in faccia.

Secondo una vecchia leggenda che si è tramandata, un giorno la verità e la menzogna si sono incontrate, hanno fatto il bagno e la menzogna è uscita dal lago rubando i vestiti alla verità e indossandoli. La verità, venendo fuori dall’acqua e non riuscendo a indossare i vestiti della menzogna, ha girovagato per sempre nuda. Le persone inorridivano alla vista del vero aspetto della verità. Da allora la gente preferisce guardare la menzogna travestita da verità piuttosto che vedere negli occhi la nuda realtà.

Credo che questo piccolo racconto popolare spieghi bene un’altra cosa che racconto nello spettacolo: il mondo delle fake news. Le chiamiamo così, ma sono un meccanismo dell’algoritmo di cui parlavo prima, perché c’è la Bestia di Salvini, ma poi abbiamo scoperto che anche Matteo Renzi, Barack Obama e Donald Trump ne hanno una. L’intera creazione del consenso attraverso il dissenso è una macchina bestiale. Le fake news una volta si chiamavano propaganda. Il gioco è semplice ed è sempre lo stesso: inondare di bugie. Come diceva Heinrich Himmler, uno dei più grandi nazisti della storia, “una bugia ripetuta infinite volte diventa verità”.

Qual è il ruolo sociale di un comico oggi?

Ti faccio un esempio: Pio e Amedeo hanno fatto un orribile monologo ed endorsement in cui dicevano che alcune parolacce tremende, omofobe, razziste e xenofobe – che non amo ripetere – non contano tanto in sé, ma sono importanti le intenzioni. E allora giù a dire queste orribili parole! Probabilmente lo hanno fatto perché essendo uomini bianchi benestanti non si pongono il problema di mettersi nei panni degli altri.

Il ruolo sociale del comico è quello di sapersi trovare al posto di un’altra persona. Evidentemente loro non hanno fatto questo gioco, perché non sanno e non riescono a capire cosa vuol dire essere bullizzati o presi in giro ogni giorno per il colore della pelle, i gusti sessuali o essere picchiate e uccise solo per il fatto di essere donne. Io cerco di mettermi nei panni degli altri e stigmatizzare l’essenza stessa delle cose cattive raccontandole e tirando fuori la Bestia che è in ognuno di noi. Ti dico la mia opinione che però non è una verità assoluta: per me la risata è un mezzo, non un fine.

Questo spettacolo è un’apologia dell’antifascismo. Come vedi il futuro del nostro Paese?

Qualcuno diceva: “L’artista deve portare la luce nelle tenebre”. Io aggiungo che forse bisogna cambiare la lampadina. Lo vedo oscuro e non parlo solo dell’Italia. Allo stesso tempo, però, ci sono tantissime persone che portano avanti un discorso di lotta e di miglioramento. Spero che l’avvenire dell’Italia non veda come presidente un uomo pluricondannato, piduista e massone, che mette i tacchi e le bandane. Mi auguro un futuro con un altro leader!

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Tatulli per la collaborazione
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