Lui e Lei sono all’Ikea, quando, senza preavviso Lui pensa che sia il momento giusto per pensare a un figlio. Questo è il primo respiro, che gonfia i polmoni. Il dialogo serrato, scomposto, tra Lui e Lei è una fucina di spunti ed ecco stelle e pianeti nascere e morire quando l’idea di mettere al mondo un figlio conduce a calcolare il suo impatto ecologico sul pianeta.
Al Teatro Delfino
Lungs è in scena al Teatro Delfino di Milano fino al 31 marzo. Scritto da Duncan MacMillan, lo spettacolo è diretto da Federico Zanandrea, che ne è anche protagonista con Francesca Fioretti.
La parola a Federico Zanandrea
“Quali paure e difficoltà hanno i due protagonisti nel loro progetto di mettere al mondo un figlio?”
“E’ la storia di due 32-35enni che a un certo punto della loro vita all’Ikea decidono di avere un figlio. Da lì nascono e si generano tante paure, prima di lui, poi di lei e poi reciproche, che sono esattamente quelle che noi viviamo tutti i giorni quando qualcuno di noi decide di mettere al mondo una vita. Quindi si chiedono se questo bambino sarà in salute, come nascerà, come sarà essere genitori e se saranno in grado di essere bravi genitori, che tipo di carattere avrà questo bambino e se saranno in grado di amarlo.
Queste sono tutte le domande che loro si pongono. Poi si fanno una domanda relativa all’ecologia: che impatto ecologico avrà in un universo sovrappopolato mettere al mondo un’altra persona? Come potrò educare questo figlio al rispetto di questo mondo? Ci sono due grossi temi che vengono affrontati: uno è quello della nascita, l’altro è quello ecologico. Ci tengo a precisare – visto che il testo per chi non conosce l’inglese è difficile da pronunciare e Lungs vuol dire polmoni – che l’idea del titolo italiano può fuorviare. Questa è una commedia amara che fa molto ridere e che parla di temi importanti ironizzando su di essi, li prende un po’in giro e li prende seriamente. Alla fine commuove, però per un’ora e venticinque minuti si ride
E poi alla fine scopriamo che tutto quello di cui abbiamo riso fa parte di noi e della nostra vita. E’ una grande presa in giro ma fa anche parte del nostro cuore, quindi questi due personaggi alla fine si scoprono per quello che sono: due personaggi molto umani. Ci tengo molto a precisarlo, perché l’idea può invece essere quella di uno spettacolo che non ha nulla di comico, invece questo spettacolo è veramente molto divertente, perché poi gioca anche con le litigate tipiche che ci sono fra due persone che si amano piuttosto che sulle fobie e sui tic che possono avere l’una o l’altra persona o la coppia.”
“Nel lungo dialogo questa coppia fa anche un bilancio della propria vita?”
“Sì. E’ giocata principalmente nella fascia di età tra i 32 e i 35 anni, però l’opera si conclude con loro che in realtà sono ottantenni. Quindi c’è un percorso di tutta la vita. Non solo: anche della vita del figlio che poi alla fine nascerà ed è molto bello, perché questa coppia si avvicina e si allontana nelle varie fasi della propria esistenza e ognuno di noi – perché è questa la magia di questo testo – in 10-15 pagine si riconoscerà sicuramente, perché la magia di Duncan Macmillan è che è riuscito a fare un testo dove ci siamo dentro tutti. E’ per questo che è strano, ma è una storia d’amore qualunque e questo vuol dire che tocca veramente tutti quanti. C’è una fase dove ci riconosciamo sempre tutti.”
“Questo spettacolo è anche una riflessione comica sulla vita e sulla morte?”
“Assolutamente sì. Si parla tanto del concetto di creazione. E’ un concetto a me molto caro negli spettacoli che ho fatto. Questo è uno degli spettacoli più impegnativi, anche a livello produttivo. L’altro era stato Frankestein, che in un certo modo riprende l’origine della vita, creare una vita. Lì era addirittura rianimare un corpo inanimato, qui invece parliamo di una nascita più naturale. Però, essendo un vero e proprio miracolo, la nascita è secondo me uno dei temi più forti che ci possa essere per la drammaturgia, per cui quando si parla di creazione e di nascita è forse uno dei momenti più alti che possiamo avere noi come uomini. Secondo me la letteratura lo esalta.”
“Perché questo spettacolo ha rappresentato per te una sfida?”
“Per tanti motivi: intanto perché questo spettacolo è ambientato in tutto il mondo, nel senso che percorrendo la vita di tutti questi personaggi da sempre, è ambientato in qualsiasi luogo: una casa, un appartamento, l’automobile, il bar, il parco. Salta da una situazione all’altra con frenesia, per cui era complicato capire in che spazio scenico immergere uno spettacolo del genere. Esaltare la parte comica a favore della parte più commovente che arriva sul finale era un’altra delle sfide. E poi ho deciso di lavorare con un’attrice che è la prima volta che fa teatro.
Secondo me è stata una scelta giustissima e me ne vorranno molto alcuni attori che hanno invece fatto un percorso tradizionale, questo lo so già. Però è stata una scelta e una sfida che io ho fatto consapevolmente e di cui sono molto orgoglioso, perché il risultato è veramente di grande livello. Lei e lo spettacolo ne escono molto bene. Francesca Fioretti ha un linguaggio molto particolare e cercare di mettere insieme un linguaggio così strano con il teatro, un linguaggio così vero con una scenografia astratta è qualcosa di molto particolare. La sfida è proprio questa: avere un linguaggio quasi cinematografico in una scena talmente astratta che dà a tutta la teatralità quella dimensione così universale che ha questo testo.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Elena Simoncini per il supporto professionale