L’UNIVERSO YIDDISH DEL VIOLINISTA SUL TETTO

Un musical che ha avuto innumerevoli edizioni di successo in tutto il mondo. Il violinista sul tetto torna a Milano dopo il successo del 2003 nella versione di Moni Ovadia, l’unica finora mai realizzata in Italia.

Lo spettacolo è in scena al Teatro Nuovo di Milano dal 22 febbraio al 10 marzo. La trasposizione dal racconto di Sholem Aleichem al musical avviene grazie al lavoro di tre grandissimi autori di Broadway: Joseph Stein per l’adattamento teatrale, Sheldon Harnick per i testi delle canzoni e Jerry Bock per le musiche ispirate alle melodie Yiddish.

La parola a Moni Ovadia

“Perché questa vicenda è così rivoluzionaria?”

“Perché intanto ripropone l’eterno problema dell’altro, che alla fine di un arco di tempo viene prima vessato, poi espulso e costretto ad andarsene. L’ebreo della diaspora è stato per secoli la figura dell’altro ed è il grande problema dell’umanità: quello di non riconoscere l’altro da sé come senso della relazione.”

“E’ molto importante la figura di Tevye, il personaggio da lei interpretato. Ce la vuole presentare?”

“Tevye è una figura straordinaria, perché ha un legame molto forte con la sua tradizione, ma di fronte all’istanza presentatagli dall’umanita dei valori umani primari, lui è capace di superare e rompere anche le tradizioni e le regole a favore dell’amore per l’essere umano, incarnato dalle figlie e dai loro fidanzati. Inoltre Tevye è l’uomo che rifiuta l’aut aut, cioè la logica della contrapposizione alternativa e violenta. Percorre la logica dell’ “et et”.

“Sostanzialmente dell’insieme?”

“Proprio così.”

“E’ la cultura Yiddish la vera protagonista dello spettacolo?”

“Decisamente sì: è una cultura che ha saputo dare una dimostrazione: si può essere un popolo senza frontiere né confini, né barriere né polizie né burocrazia. E’ un popolo in tutto e per tutto, nel senso più alto del termine. Lo è nel comune sentire, nella lingua, nella fede spasmodica e nella capacità di vivere tra cielo e terra in una relazione con il Divino insieme maestosa, ma anche ironica e fondata su una visione umoristica della vita.”

“E’ un’opera non conosciuta da tutti in Italia. Quali elementi aggiunge la sua versione rispetto a quelle che hanno avuto grande successo negli Stati Uniti?”

“Per prima cosa l’opzione centrale è stata quella della lingua. L’originale è in inglese, ma il libro di Sholem Aleichem è in Yiddish. Allora io ho fatto questa scelta: i dialoghi sono in italiano e il pubblico ne capisce perfettamente il senso, ma le canzoni sono in yiddish, perché quel mondo si è caratterizzato per questa lingua straordinaria: anarchica, libera, una vera e propria condizione dello spirito. E’ allo stesso tempo lingua, dialetto e koiné cosmopolita formidabile.

In secondo luogo io ho l’orchestra in scena, che fa parte della mia piccola poetica: permette infatti al musicista di dare vita anche attraverso al proprio corpo drammaturgico, non solo perché suona ed emette le meraviglie dello strumento, ma anche perché agisce come persona fisica diventando corpo drammaturgico.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Rocchina Ceglia per la gentile collaborazione

Tutto il cast dello spettacolo

PERSONAGGI E INTERPRETI
con la partecipazione di Mario Incudine nel ruolo di Percik
Tevye Moni Ovadia
Golde Lee Colbert
Motl Kamzoyl Giampaolo Romania
Leyzer Wolf Giuseppe Ranoia
Fiedka Alberto Malanchino
Yente, Nonna Zeytl, Frume Sore Sabrina Sproviero
Zeytl Chiara Seminara
Hodl Aurora Cimino
Have Graziana Lo Brutto

Ballerini: Luigi Allocca, Vincenzo Castelluccio, Francesco Coccia, Eus Santucci

E con la MoniOvadiaStage Orchestra:
Mendicante – Vincenzo Pasquariello– Pianoforte
Rabbino – Janos Hasur– Violino
Oste – Albert Mihai – Fisarmonica
Libraio – Paolo De Ceglie – Tromba
Mendl – Luca Garlaschelli – Contrabbasso
Un Ebreo – Paolo Rocca – Clarinetto
Un Ebreo – -Cymbalon