Milena Miconi, Nadia Rinaldi e… l’uomo perfetto! Un trio imperdibile all’inseguimento di un mito, che rischia però di essere sfatato. La ricerca esasperata del compagno ideale, a ogni mezzo e con ogni mezzo. Ma sarà davvero ideale? Non è tutto oro quello che luccica perché non basta più il miraggio del Principe Azzurro. Nella ricerca dell’anima gemella, le donne si sono fatte più esigenti e, se possibile, più complicate.
L’uomo perfetto è in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 16 febbraio. Scritta da Mauro Graiani e Riccardo Irrera e diretta da Diego Ruìz, la commedia vede protagonisti Gianclaudio Caretta, Milena Miconi e Nadia Rinaldi.
Parla Milena Miconi
“Che caratteristiche deve avere l’uomo perfetto?”
“Partiamo dal presupposto che non esiste la perfezione e quindi è impossibile definire quello che potrebbe essere l’uomo perfetto. Anzi, il gioco è proprio sul fatto che non esiste e qualora esistesse, anche l’essere umano si stancherebbe della perfezione, perché in fondo il messaggio è che noi non ci accontentiamo mai. Non ci sta mai bene niente e non riusciamo mai a godere di quello che abbiamo. In questo caso io direi che tra uomo e donna e forse tra coppie che si uniscono, più che nell’uomo e nella donna perfetta, io credo più nella compatibilità dei caratteri e che nell’altra persona si trovi la propria compensazione: una persona che ci compensa e che riesce a condividere e a fare un percorso di vita insieme.”
“L’uomo perfetto esiste davvero o è solo un’utopia?”
“Non esiste l’uomo perfetto: esiste la persona giusta che può starci accanto. Noi vediamo la perfezione nel momento in cui ci innamoriamo e ci piace qualcuno: allora pensiamo che sia la perfezione. Poi, nel tempo, piano piano, scopriamo che non esiste. La nostra commedia è un gioco: è proprio quello che vogliamo dire. Il messaggio è che in realtà anche la perfezione costruita sotto forma di robot, nonostante sia stato strutturato e fatto diventare l’uomo perfetto, comincia a vacillare e ad avere dei problemi.”
“Quali sono le soluzioni? Costruirlo ad hoc come un robot o forse la cosa migliore alla fine è sapersi accontentare?”
“Esatto, credo che sostanzialmente si tratti proprio di questo. In realtà la parola “accontentare” mi crea disagio. Più che di sapersi accontentare, si tratta della capacità di capire quello che abbiamo e di sapergli dare il giusto valore, senza pensare che gli altri hanno sempre qualcosa di più di noi o qualcosa in meno. Perché siamo sempre pronti a guardarci intorno e a vedere quello che hanno gli altri, che è una cosa che va bene perché è giusto prendere esempio nel momento in cui c’è qualcuno che fa un percorso o è qualcosa che noi vorremmo essere. Quindi è giusto guardare davanti a noi, osservare gli altri, prendere degli esempi o quantomeno cercare degli obiettivi. Quello fa bene. Guardare però gli altri solo per dire “Beato lui o beata lei!” non porta a niente.”
“Quanto è spaventato il candidato a essere l’uomo perfetto dall’esigenza e dalle complicazioni delle donne che lo vorrebbero appunto perfetto?”
“Posso risponderti dal mio punto di vista e dalla mia esperienza: io credo che in parte l’uomo di fronte ad una donna di un certo tipo rischi anche l’ansia da prestazione, non solo fisica ma in generale. L’uomo a volte è in tutti i sensi spaventato da una donna molto capace. Noi siamo molto pratiche, riusciamo a fare tante cose insieme, il nostro cervello viaggia ad una velocità che secondo me per l’uomo è un po’ difficile da capire, però è così. L’uomo è molto più semplice della donna. Quindi secondo me l’uomo di fronte a questo tipo di donna si spaventa un po’. Credo che cercare la perfezione in questo senso sia più difficile e più preoccupante per l’uomo.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringraziano Federica Zanini e Ussi Alzàti per la collaborazione