“M8 – PROSSIMA FERMATA MILANO”: LE 4 IDENTITÀ DI UNA METROPOLI

M8 – Prossima fermata Milano ci presenta una città proposta da quattro voci diverse, che convergono nella sua molteplicità d’aspetti. Quattro punti di vista differenti, in cui la città si trasforma in un’idea e in quattro vicende di drammaturgia contemporanea.

Scritto da Camilla Mattiuzzo, Carlo Guasconi, Pablo Solari, Magdalena Barile, Davide Carnevali e in scena fino all’8 dicembre al Teatro Leonardo, lo spettacolo nasce da un’idea del regista Aldo Cassano. Sul palcoscenico troviamo Francesco Aricò, Giorgia Coco, Natascia Curci, Fabrizio Lombardo e Giorgio Rosa.

Il trailer dello spettacolo

Intervista ad Aldo Cassano

“E’ Milano la vera protagonista dello spettacolo?”

“Certo, è proprio la nostra città, la nostra metropoli, simbolo di un intero Paese. Quella più esposta verso il Nord Europa, che mantiene anche tradizioni e culture popolari italiane. E’ una città emblematica.”

“Che micro o macrocosmo emerge da una Milano sempre più proiettata verso il futuro, salita nel 2019 al 29° posto per qualità della vita nella classifica delle città italiane?”

“Emerge un microcosmo di tendenza economica e monetaria che cresce sempre in maniera esponenziale, a discapito però di relazioni umane, di tradizioni che si perdono, fatto solo di apparenza, di estetica, di simboli e status symbol da ostentare. Ci sono i pro e i contro: si vive bene da un certo punto di vista, ma c’è una serie di problemi. Esistono differenze di classe: i ricchi stanno sempre meglio e poi c’è una fascia di persone esclusa dalla vita sociale o benestante della città.

Sta un po’ scomparendo il ceto medio?”

“Esattamente.”

“Avete già dato un nome alle stazioni dell’ottava linea della metropolitana?”

“Sì. La prima è Monumento agli scaduti, la seconda è Bosco verticale, la terza è Desiderio e la quarta è Re Giorgio Armani. Ovviamente sono inventate e si riferiscono al contenuto dell’episodio che segue subito dopo.”

“Quanto è grande la frenesia delle storie e delle vite dei protagonisti?”

La frenesia e il vuoto di relazioni vanno un po’ di pari passo. Il business corre sempre per guadagnare, per ottenere una posizione, per fare sempre più soldi, in modo da poter esprimere il proprio stato e prendere una coscienza di sé a discapito delle relazioni umane. Se qualcuno a Milano sta male per terra, tutti vanno avanti. Questa è un’esagerazione, però c’è il rischio di una deriva simile e soprattutto di dimenticare le fasce sociali più deboli. Fortunatamente ci sono nicchie che sostengono la vita umana.”

  • Si ringrazia Alessandra Paoli per il supporto professionale