“MADAME BOVARY”: LA TRAGICA RIBELLIONE DI EMMA

1856. Da una notizia di cronaca di provincia, rielaborata dalla penna di Gustave Flaubert, nasce il primo grande romanzo realista. Emma Rouault, figlia di un agiato agricoltore normanno, cresciuta in una scuola religiosa, si diletta con romanzi sentimentali e pensa che il matrimonio le aprirà le porte della felicità. Andata in sposa a un medico mediocre, Charles Bovary, vedrà presto deluse le sue speranze.

L’intervista video ad Annig Raimondi e Antonio Rosti

Madame Bovary è in scena al Pacta Salone di Milano fino al 3 febbraio. Scritto e diretto da Annig Raimondi (anche protagonista), è interpretato da Antonio Rosti.

Intervista ad Annig Raimondi e Antonio Rosti

“Perché il sottotitolo di questo spettacolo potrebbe essere “la lotta tra ciò che vorremmo essere e ciò che effettivamente siamo”?”

Annig Raimondi: “E’ il tema principale di “Madame Bovary”, che i n realtà non riguarda soltanto Emma, ma un po’ tutti i personaggi che girano intorno a questa vicenda. E’ una storia di provincia, ma credo che siamo sempre in una grande provincia, anche Milano lo è. Ci sono delle vicende che sono profondamente dentro di noi. Tutti sogneremmo di essere qualcosa di diverso; il punto è riuscire a vivere il quotidiano fino in fondo e non farsi rapire dai sogni, come succede a Emma. Il desiderio di vita di cercare qualcosa che sia più bello, al di là delle tante meschinità quotidiane, è una sanissima ricerca. Il punto è che se non si riesce a trovare quel percorso – che è una discesa verso l’inferno come succede a Emma, grazie al quale in maniera piuttosto misteriosa e aiutata anche dai personaggi che incontra, arriva al suicidio – siamo di fronte al punto estremo. E’ una visione eccessiva della vita, ma quello che è bello è l’appetito di vivere fino in fondo le cose in maniera speciale.”

“Perché Madame Bovary rende immortale la lotta tra l’irreale e il reale?”

Antonio Rosti: “Perché credo che il desiderio di tutti sia aspirare a qualche cosa di superiore, solo che lei si trova intorno un territorio molto arido e dei personaggi meschini. Lo stesso Charles, suo marito, non l’aiuta per niente. E’ un uomo mediocre, che non ha grandi aspirazioni e anche cercando di amarla a suo modo, in realtà la spinge spesso verso i suoi amanti. E’ una persona inetta, che non riesce a soddisfare le aspirazioni di Emma.

“Perché Emma sente che quel cognome non le appartiene?”

Annig Raimondi: “Lei è Emma Rouault. In realtà il titolo “Madame Bovary” è legato a quattro personaggi del romanzo: la madre di Charles, la prima moglie di Charles che si chiama anche lei Madame Bovary, Emma e una figlia che crescerà come una piccola bambina strapazzata, non compresa e di cui in Flaubert non c’è storia. Nel nostro spettacolo rappresenta la ricerca di una ragione della crudeltà che caratterizza la vicenda e della storia così violenta, persino nella sua idiozia, perché ci sono anche degli aspetti piuttosto paradossali e comici, fatti di sciocchezze compiute dai personaggi che però contribuiscono al precipitare nella tragedia. Emma Bovary è il cognome da sposata, lei sarebbe effettivamente Emma Rouault, quindi la particolarità è che vengono messi in scena il ruolo che ricopre e la sua condizione. In questo senso viene colpita da tutto il sociale, perché è un elemento diverso e dà fastidio. Quindi, segretamente e in maniera meschina, tutti contribuiscono al suo precipitare.”

“A che cosa si ribella Emma?”

Antonio Rosti: “Emma segue dei sogni. Ha letto dei romanzi romantici e cerca di uscire da una mediocrità, ma è come se fosse soffocata dall’ambiente e da tutti quelli che le stanno intorno. Le dà molto fastidio. In fondo le sue aspitrazioni sono anche un po’ velleitarie, ma in realtà lei si scontra con la banalità in cui avvengono cose straordinariamente tragiche.”

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Colombo per la gentile collaborazione