Mai generation è uno spettacolo che vuol parlare al mondo degli adolescenti e al loro naturale desiderio di cambiamento. Tutto si svolge all’interno di una scuola occupata dove i ragazzi possono sentirsi improvvisamente adulti, cittadini del proprio mondoe responsabili delle proprie scelte.
Scritto e diretto da Stefano Cordella, lo spettacolo è in scena al Teatro Litta di Milano fino al 20 febbraio e vede protagonisti Daniele Crasti, Francesca Gemma, Francesco Meola e Dario Sansalone.
Quattro domande a Stefano Cordella
“E’ il ritratto di una generazione quello che hai voluto fare?”
“E’ il ritratto di una generazione che è quella degli adolescenti in confronto con altre generazioni: la nostra e quella del Sessantotto. Quindi il punto di partenza è vedere un po’ cos’è successo e com’è cambiato il modo di partecipare alla vita collettiva e ai problemi della società.”
“Come vengono dipinti gli adolescenti di oggi?”
“Inizialmente vengono dipinti con lo stereotipo degli adolescenti, poi pian piano si scopre quello che portano veramente gli adolescenti, che è molto lontano da quello che noi crediamo. Noi abbiamo fatto delle interviste ai ragazzi, ci siamo confrontati nei laboratori e in realtà sono molto più svegli di quello che può sembrare.”
“Ci sono somiglianze con le generazione che fece il Sessantotto?”
“C’è la speranza che ci siano delle somiglianze perché c’è il seme, ma dovremmo ancora vederne i risultati. C’è da dire che cominciano ad esserci alcuni movimenti, i ragazzi stanno andando in piazza per alcuni temi specifici come quello dell’ambiente ed è un po’ che non accadeva questo. La mia generazione si muoveva in modo più generico. Adesso invece c’è un tema da portare avanti e le battaglie cercano di conquistarle. Poi ci sono dei leader molto giovani che stanno dando l’esempio come Greta Thunberg, ma anche la Rivoluzione degli Ombrelli di Hong Kong. Leader giovanissimi che stanno portando avanti delle battaglie a livello mondiale.”
“Si avverte una mancanza di prospettive per i giovani d’oggi?”
“Sì, assolutamente, perché c’è anche una disillusione da parte dei ragazzi rispetto al futuro, perché le prospettive non sono delle migliori. Però c’è un movimento, quindi c’è un’ambiguità tra la possibilità di cambiare le cose e la disillusione di una mancanza di prospettive.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la collaborazione